contro mastro ciliegia

Maggiani, un anarchico

Maurizio Crippa

Lo scrittore alla Stampa: "Mi ripugnano e provo un’infinita vergogna per i ladri che si sono impadroniti del nome santo dell’anarchia per farne un’informale federazione di dediti alla delinquenza che non mi riesce di immaginarla politica”

Nell’eccitazione cronachista del weekend, in cui persino l’elezione della nuova segreteria del Pd ha preso più spazio di una strage di affogati in mare, s’è perso di vista Alfredo Cospito, cui la Cassazione ha richiuso la porta del 41-bis, e lui ha fatto sapere che riprenderà il suo sciopero, fino alla fine. Non interessa, interessava solo per azzoppare Nordio. Invece dovrebbe interessare e molto il modo doloroso e onesto, la lingua coraggiosa e lucida con cui lo scrittore Maurizio Maggiani ha voluto darne un giudizio e dire cosa sia la sua utopia. Un lungo intervento sulla Stampa: “Eh sì, sono uno di quelli lì. Difficile dirlo oggi, mai stato più difficile”.

 

Anarchico, “cresciuto tra gente affetta da una sorta di anarchismo genetico”. L’anarchia è intelligenza, coraggio, perseveranza, “empatia, per la vita e rifiuto della morte”. Scrive: “Per questo mi ripugnano e provo un’infinita vergogna per i ladri che si sono impadroniti del nome santo dell’anarchia per farne un’informale federazione di dediti alla delinquenza che non mi riesce di immaginarla politica”. E un giudizio duro sul caso di Cospito, perché “è evidente che gli informali vogliono morto, vogliono il suo corpo cadavere per farne il prezioso martire”. Non è questa l’anarchia. Viva la “santa anarchia”.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"