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contro mastro ciliegia

Dave Chappelle, dalla cancellazione alla roncola

Maurizio Crippa

Chi contestava il comico per le posizioni sulla comunità Lgbtq è passato alle vie di fatto: aggredendolo durante un suo show. Una sorta di evoluzione della cancel culture

Non saprei dire se Dave Chappelle a uno show di Netflix mi faccia più ridere di Michele Santoro da Formigli, o di Orsini dalla Berlinguer. Comunque sia, ogni paese ha i comici che si merita. Però, per quanto possa venir voglia di corcarli con la roncola (non fate gli schizzinosi, non è una minaccia: è solo una citazione d’autore), sono contento di vivere in un paese in cui nessuno salta addosso a Santoro solo perché non fa ridere.

pDiversamente da quanto è capitato l’altra sera a Dave Chappelle all’Hollywood Bowl: lui è stato corcato lì sul palco da un energumeno, poi arrestato, e che aveva un’arma anche più pericolosa di una roncola. Chappelle ha subito fatto una battutaccia di quelle per cui va famoso, “è stato un trans”, al che il suo collega Chris Rock ha cercato di sdrammatizzare e di buttarla in vacca: “Ma era Will Smith?”. Paura, imbarazzo generale. Ma poi si scopre che la battutaccia del comico aveva un suo pregresso: Chappelle è da tempo bersaglio di denunce e assalti verbali da parte degli attivisti Lgbtq per le sue posizioni sui temi sensibili del genere, hanno chiesto anche a Netflix di cacciarlo, e altre cose così. E la cultura della cancellazione è un conto, ma passare a quella della roncola, anche no.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"