contro mastro ciliegia

Camilleri e il regista populista

Maurizio Crippa

L'assurdo taglio del finale del film "La stagione della caccia" su Rai 1 è un grave errore tecnico. Ma il regista che "immagina, eh", che sia accaduto perché sennò Porta a porta finiva troppo tardi (Vespa basito), dice una scemenza degna di un grillino della prima ora

Verrà giorno, forse, in cui ci libereremo di Mamma Rai e dei suoi canali disfunzionali e “guarderemo tutti Netlix”, come dicono gli intellò che affollano l’internet, più noiosi dei talk di Saxa Rubra. Netflix o meno, è più facile che il fabbricone statale fallisca da solo, o con l’aiutino del partiti. Poco male, del resto, per una tv il cui canale maggiore l’altra sera ha segato dieci minuti di un film tratto da Camilleri, e tanti saluti al finale del giallo. Però ieri il direttore di Rai 1 Stefano Colletta si è cosparso il capo di cenere, e ha spiegato che si è trattato “uno spiacevole errore materiale nella trascrizione delle durate dei blocchi di trasmissione”. Che è la cosa che ogni persona ragionevole avrebbe pensato, anche senza essere Aldo Grasso. Però invece c’è Roan Johnson, il regista di La stagione della caccia amputata, che via social ha sbarellato: “Come si fa a commentare il fatto che in prima serata su Rai 1 un film venga tagliato a 15 minuti dalla fine perché – immagino eh – ‘Porta a Porta’ sennò va troppo in là?”. Lui immagina, eh. Immaginiamo allora anche noi, eh: che una scemenza come quella del Kubrick di Vigata non l’avrebbe detta manco un grillino. Neanche prima della conversione macroniana.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"