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contro mastro ciliegia

Mettere la mano nella gabbia del leone no vax. Curiosa deriva del giornalismo

Diversamente dall'informazione e dalla critica, la stampa di paratesto vive di luce riflessa dello spettacolo che aiuta a celebrare

Maurizio Crippa

Vittime o giornalisti? Oggi succede di trasformarsi da cercatori di notizie in notizia. Ma il sacrificio del reporter è un’altra cosa

Sempre grati saremo al professor Aldo Grasso che ci insegnò cosa fosse un paratesto (ha sempre un po’ l’aria del paraculo), cioè quel tipo di stampa che non serve da informazione né da critica, ma a far da contorno allo show e ne vive di luce e vendite riflesse. La differenza tra i Cahiers du cinéma e Sorrisi&Canzoni. Oggi più che la tivù vanno forte il web e i social, ma la funzione di paratesto si è soltanto evoluta. Così come si sono evoluti la politica-spettacolo e il giornalismo, che appunto le fa da lucroso paratesto. Per fare un esempio. Gli urlatori no vax, rissosi e persino maneschi, sono una schifezza. Ma lo sappiamo da due anni, e da mesi bravi cronisti ne hanno documentate le gesta: esercizio utile per capire.

La deriva del giornalismo con i no vax nelle piazze

Ma ora il bisogno di andare a infilare la mano nella gabbia del leone, nella speranza che morda, a che serve? Che tipo di giornalismo è, precisamente? Scopo del giornalista è raccontare, non farsi tirare uno schiaffo o uno sputo affinché si compia la sublimazione: da ricercatore della notizia a notizia in prima persona. Soprattutto quando a praticare questa cronaca d’avventura siano professionisti che hanno ritorno, delle loro gesta, nell’informazione online: la cuggina dei social. È un acconciarsi a far da paratesto, il sacrificio del reporter è un’altra cosa.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"