Alessio D'Amato (foto Ansa)

contro mastro ciliegia

Far pagare le cure ai no vax che si ammalano è una pessima idea costituzionale

Maurizio Crippa

La scemenza della giustizia "contributiva" di Alessio D'Amato in Lazio. In Cina fanno pagare le pallottole al condannato a morte. E allora perché non far portare il cibo da casa ai carcerati? In fondo, anche loro hanno trasgredito regole e obblighi sociali

Vedi il poliziotto no vax morto perché convinto che il vaccino gli faceva male e non è che ti viene da ridere, non sia mai, ma un pensierino al fatto che una giustizia diciamo così retributiva esista lo fai: ottieni quello che hai voluto. Poi vedi i negazionisti dell’evidenza, Giorgia & Matteo, dire che è colpa dei migranti: e il pensiero che peggio ci sia solo Tajani ti viene, preciso. Ma forse è tutta la politica messa male, perché c’è anche la scemenza inversa. Quella della giustizia “contributiva”, se così possiamo chiamare quell’obbrobrio per cui nella democratica Cina, anni fa, stabilirono che i condannati a morte dovessero pagarsi di tasca propria la pallottola dell’esecuzione: senza oneri per lo stato.

  

Con idem sentire, ieri Alessio D’Amato, assessore alla Sanità del Lazio, ha proposto che “i no vax che contraggono il Covid e finiscono nelle terapie intensive dovranno pagare i ricoveri”. Un’idea della società di diritto e dei diritti costituzionali da accapponare la pelle. E’ come dire, in logica cinese, che i carcerati, avendo anche loro violato regole e obblighi sociali, devono portarsi il cibo da casa, oppure morissero di fame. E i ragazzi che fanno sega a scuola? Fargli pagare il riscaldamento sprecato? L’avesse detto Gallera, ci sarebbe il Pd in piazza a chiedere le dimissioni.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"