Il cantante Povia (foto Ansa)

contro mastro ciliegia

Inter? Meglio Povia di Fedez

Maurizio Crippa

La squadra deve scegliere il suo nuovo inno (proposte tremende, ridateci "Pazza Inter") e tra le tre canzoni in gara ce n'è una di Povia. Ma contro di lui si è scatenata la solita campagna d'odio che non ha niente di musicale né di sportivo. Se invece l'inno l'avesse scritto quel populista da Primo maggio di Fedez, andrebbe tutto bene. Il fascismo di sinistra

Io mi terrei tutta la vita Pazza Inter , che tanto s’è scoperto che piace anche ad Antonio Conte. Vabbé. L’Inter sta cercando il suo nuovo inno da stadio, al vaglio ci sono tre proposte e francamente sono una più brutta dell’altra. Aridatece la nostra amalaaa! Ma questo detto, e frega solo a noi bauscia, la faccenda del nuovo inno della squadra neo campione ha una valenza più ampia e un po’ più grave (o dovrebbe averla, ci fosse un po’ di attenzione). Tra le tre canzoni candidate (una è di Max Pezzali, una dei giovani artisti Eddy Veerus e Merk e Kermont) ce n’è anche una scritta e cantata da Povia, già vincitore di un Sanremo, già sbertucciato per i bambini che fanno ohh! ma famoso più che altro per le sue idee sulle tossicodipendenze, sull’omosessualità e persino sul neoborbonismo: tutte cose che gli hanno procurato shit storm e feroci campagne mediatiche ostili. Bene: non esattamente la mia tazza di tè, e dell’inno della Beneamata ho già detto. Però succede che contro la sua canzone calcistica non si siano scatenati i tifosi dall’orecchio musicale raffinato, ma un mare di somari da tastiera, di hater contrari alla libertà di espressione quando non sia la loro, di fascisti di sinistra. Tutti quelli, insomma, che sarebbero invece felici se il nuovo inno dell’Inter, o anche del Fizzonasco FC, lo avesse scritto invece Fedez, l’inguardabile e inascoltabile populista alla Beppe Grillo che prende di spiegare al Parlamento cosa deve fare, dall’alto della sua qualifica di rapper di SciencePo. Perché uno così, o chiunque altro, può competere a scrivere il nuovo inno di una squadra di calcio, e Povia no? Non è questione di amarla, è questione di libertà.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"