Protesta dei ristoratori, bloccata per ore l'autostrada A1 (LaPresse) 

Contro Mastro ciliegia

La violenza in autostrada non è mai simbolica

Maurizio Crippa

In un paese sempre meno propenso al rispetto delle regole, i ristoratori sciamani sono gli ultimi arrivati, e i meno pericolosi. Prima ci sono i No Tav

Uno dei ristoratori che ieri mattina hanno bloccato per qualche ora l’A1 vicino a Incisa per chiedere le riaperture (c’era anche quello che a Roma si era presentato vestito da sciamano, la stupidità è transatlantica) è stato investito da un’auto. Niente di grave, ma l’automobilista, poi fermato, doveva essere bello incazzato. Non ha evidentemente ragione, e in ogni caso deve prevalere il senso della proporzione, non si tira sotto nessuno. Però incazzato sì, questo si può capire: se ti blocca in autostrada uno vestito da sciamano.

 

Ma in un paese sempre meno propenso al rispetto delle regole, i ristoratori sciamani sono gli ultimi arrivati, e i meno pericolosi, in autostrada. Prima ci sono i No Tav. Sabato, manifestazioni in Val di Susa. Una manifestante è rimasta ferita. Ma è successo qualcosa di più grave. Alcuni No Tav, per bloccare l’autostrada, hanno teso un cavo d’acciaio di traverso alla carreggiata. Roba da mozzare una testa. Quando qualcuno lo ha fatto notare, sui social, è partita l’indignata smentita dei pacifisti: quel cavo era solo simbolico, le autorità erano avvisate e l’autostrada già bloccata. Ma questo non toglie, nemmeno un po’, la violenza di quel cavo teso. Un simbolo di odio resta tale. La Lega sventolò un cappio in Parlamento: non impiccarono nessuno, ma la violenza ci fu.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"