Meglio la D'Urso di Arcuri

Maurizio Crippa

Il commissario ha detto che "bisogna avere gli occhi onesti e la mente libera da pregiudizi”. In pratica accusando di malafede tutti quelli che hanno visto i suoi ritardi su mascherine e banchi a rotelle. Una spocchia irricevibile

Due frasi di ieri, una captata su Twitter, mostrano inesorabilmente lo stato di prostrazione del paese. La prima sono i saluti di Barbara D’Urso: “A domani, perché il mio cuore è vostro… subito dopo i miei figli il mio cuore è vostro. Col cuore”. E sembra una che ancora è rimasta a quando si cantava dal balcone. La seconda è dalla conferenza stampa del Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19, il pomposo incarico del pomposo Domenico Arcuri: “Chi dal divano o dal salotto televisivo afferma che siamo in ritardo rispetto all’epidemia non ha occhi onesti, la mente libera e non ha pazienza. Oppure non conosce l’aritmetica”. Con replica: “Ma bisogna avere gli occhi onesti e la mente libera da pregiudizi”.

 

Che siamo in ritardo, anzi che chi di dovere è stato colto di sorpresa e non doveva, lo vedrebbe anche un cieco. Ma a colpire di quelle parole, del resto inutili, è la spocchia inemendabile e già nota che ne trasuda, aggravata da una insistita e ingiustificata accusa di malafede nei confronti di quasi tutti gli italiani, che hanno pazientato per le mascherine a prezzo imposto che non si trovavano e poi ad aspettare i famosi banchi a rotelle che aveva promesso per l’inizio della scuola e che sono arrivati quando le scuole erano già richiuse. Siamo in ritardo, punto. C’è da mettersi in pari, e non da giudicare la limpidezza degli occhi altrui. Mica è Padre Pio. Meglio la D’Urso, col cuore in mano.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"