Amadeus (foto LaPresse)

Più che distanziato, Sanremo viene meglio in playback

Maurizio Crippa

La vera priorità non sono i sottodirettori della Rai che non potranno entrare all'Ariston, ma la musica, caro Amadeus

Non abbiamo ancora finito di preoccuparci, a settembre inoltrato, sulla non riapertura delle scuole che l’Italia ha già voltato pagina – con la sua costante incostanza – e trema per la riapertura di Sanremo. A settembre. Amadeus va al festival di Dogliani (quello dove CdB insulta il povero Cav. covidizzato, sic transit gloria mundi) e butta lì un allarme da scuotere le coscienze: “Voglio che venga fatto nella assoluta normalità, non esistono piani B. Piuttosto non lo facciamo. Non posso immaginare il Festival senza pubblico in sala o senza orchestra”. Perché poi, per una kermesse che tutti guardano alle televisione e anzi peggio sui telefonini? Chissà. In tutti questi mesi di ti apro-non ti apro abbiamo sentito concerti di musica bellissimi: vuoi senza pubblico, vuoi con il pubblico in mascherina bello distanziato. Faranno così persino alla Scala. Non pare che cantanti e orchestrali se ne siano avuti a male: conta la musica, e ascoltarla, non quanti sottodirettori della Rai e sottosegretari delle partecipate siano lì assembrati all’Ariston. Un’emozione si interrompe e si distanzia come si vuole, questo è. Tant’è vero che a stretto giro i vertici Rai hanno bacchettato il conduttore (è già iniziato il pre Festival?), Sanremo si farà, “è chiaro che ci adatteremo alle condizioni e agli accadimenti di quel momento, ma Sanremo ci sarà”. A meno che, nel recondito pensiero di Amadeus, il problema sia questo: che i cantanti, se non si emozionano col pubblico, performano di meno. Ma verrebbe da dire: ce n’è tanti che funzionerebbero meglio col caro, vecchio playback.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"