Roma, scioperi e autogol

I calciatori del Veracruz scioperano durante una partita e prendono non uno, ma ben due gol. Alla faccia della solidarietà tra lavoratori

Maurizio Crippa

L’unica cosa che non si capisce – dev’essere una regola più assurda e truffalda di quelle della Brexit, che ormai è tutto un voti, rivoti e non voti – è come abbiano fatto a fare il secondo gol, se gli avversari la palla non la volevano toccare manco dopo la rete subìta: perché erano in sciopero. Non capirebbe manco BoJo. Tutto il resto è già nella storia del calcio, dello sciopero e del crumiraggio. In Messico, i calciatori del Veracruz non prendono lo stipendio da sei mesi e hanno deciso di scioperare quattro minuti durante una partita. Fermi secchi in mezzo al campo come Giuseppi quando impavido sfida i suoi litigiosi alleati. Solo che gli avversari, più stronzi di Renzi e Di Maio messi assieme, la squadra dei Tigros o forse degli sciacallos, hanno abbozzato un attimo, poi hanno fatto non uno, ma due gol. “Alla faccia della solidarietà tra lavoratori”, si sono lamentati gli scioperanti. Ma non sono gli unici, a metterlo in quel posto a quelli cui invece dici di voler dare una mano. Prendete Roma. Per venerdì è stato annunciato il primo sciopero generale. “Mi scuso a nome di tutti i sindacati con i cittadini per i disagi che ci saranno”, ha detto un jefe dei sindicalistas spiegando che scioperano non per i soldi ma “il degrado di questa città”. Come lo sciopero del Veracruz. “Questa volta anche i consumatori stanno sostenendo questa protesta”, dice il jefe: “Uno sciopero per Roma, dove i cittadini hanno servizi scadenti e i lavoratori lavorano in condizioni umilianti”. Ecco, cari romani, voi state lì fermi come stoccafissi, che la città ve la miglioriamo noi. I sindacati Tigros, oppure sciacallos.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"