Giulia Bongiorno e Matteo Salvini (foto LaPresse)

Torni a bordo, Bongiorno

Maurizio Crippa

Consigliare a Salvini di non farsi processare perché la giustizia ha tempi troppo lunghi è come suggerire di approfittare dell’auto blu, dacché l’Atac fa schifo

"Sì, è vero, sono stata io a consigliare a Salvini di non rinunciare all’immunità sul caso Diciotti perché conosco la giustizia italiana, e so che Salvini sarebbe rimasto sotto processo per sei, sette, dieci anni". Giulia Bongiorno è avvocato valente e politico di sana e robusta costituzione. Ma questo ha detto. Della figura di merda di Salvini, risponderà in solido lui. Ma della furbizia forense calata a manipolare un discorso politico che si vorrebbe serio dovrebbe rispondere lei, almeno su qualche punto. Lei, il già eroico difensore di Andreotti (quello che si difese nei processi, e non dai processi) fa bene a consigliare al sempliciotto di cui s’è fatta badante giuridica di usufruire delle prerogative del suo status. Ma, come qualcuno le ha contestato, è come suggerire di approfittare dell’auto blu, dacché l’Atac fa schifo: e il pari diritto di tutti gli altri? Bongiorno lo sa, ma allora perché tiene bordone a un ceffo che gli altri li metterebbe in galera, possibilmente senza troppe garanzie? E perché siede in governo assieme a gentaglia che quelle auto blu giudiziarie, di cui pure abusano, a furor di popolino vorrebbero abolire? E perché, se teme la gogna di dieci anni per Salvini, siede al tavolo con Bonafede, invece di mandarlo a cagare per assenza di pensiero giuridico, uno che vuole abolire la prescrizione? Poi dice che un tema “su cui bisognerebbe intervenire è quello delle misure cautelari”. Però, ahilei, “non fa parte del contratto di governo”. Lo facesse inserire, allora, invece di stare a rivendicare, come fosse un balzo in avanti del diritto, le controriforme salviniste su legittima difesa e immigrazione. L’avvocato Giulia Bongiorno non è l’avvocato Giarrusso. Torni a bordo, cazzo.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"