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Era un clochard

Maurizio Crippa

Un giudice ha stabilito che un 17enne accusato di aver ucciso, dandogli fuoco, un senzatetto non sarà processato. E viene il dubbio che a volte anche la magistratura faccia apposta a inoculare il virus della voglia di vendetta, non più di giustizia

Mentre Federica Sciarelli s’indigna in diretta contro una sentenza d’Appello che applicando la legge – fino a controprova di Cassazione – ha derubricato un omicidio da volontario a colposo; mentre le Iene smontano il processo di Erba senza uno straccio di prova che regga la revisione, ma scatenando la canaglia urlante contro le vittime trasformate colpevoli (quanti danni ha fatto l’infotainment all’Italia, inoculando per anni il virus del populismo giudiziario?), succede anche questo. Il giudice del Tribunale dei minori di Mestre ha stabilito che un 17enne accusato di aver ucciso, dandogli fuoco, un clochard non sarà processato, almeno per i prossimi tre anni, che trascorrerà come “messa in prova” in una comunità. Anzi, se nei tre anni dimostrerà un comportamento corretto il reato verrà dichiarato estinto. La volontarietà del fatto, aggravato dalla incoscienza dei motivi, è confermata dal ragazzino che ha agito con lui: “Il nostro sogno? Era quello di uccidere un uomo. Incendiammo l’auto per noia, per fare uno scherzo”. L’amichetto ha 13 anni, dunque non è imputabile. Ma questo figlio disgraziato (nel senso letterale: una disgrazia l’ha colpito) sarà maggiorenne tra un anno: perché il processo sospeso per tre? Forse perché è “roba minima, s’intend, roba de barbun”? Una nipote del morto ha commentato: “La vita di mio zio vale meno di zero”. E viene il dubbio che, oltre alle iene dattilografe e televisive, a volte anche la magistratura faccia apposta a inoculare, con noncuranza, il virus della voglia di vendetta, non più di giustizia. Ma tanto, era un clochard.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"