Il nuovo amministratore delegato dell'Inter, Beppe Marotta (Foto LaPresse)

Tifo e politica. Evidenze

Maurizio Crippa

L'ingaggio di Marotta e lo "scudetto vinto in segreteria". Una folle giornata da interista

Spoiler. Questa rubrica non è sul calcio: è sul tifo, cioè sulla politica. Ieri una squadra di calcio per la quale lo scrivente nutre un certo trasporto e che è universalmente famosa per l’aggettivo “pazza” ha vissuto una delle giornate più folli della sua storia, almeno fuori dal campo. Per due motivi, che coinvolgono entrambi una squadra per la quale invece nutre un certo trasporto il mio amico @christianrocca. Il primo motivo è che la Cassazione ha respinto in via definitiva un ricorso della squadra di @christianrocca assegnando per sempre alla squadra pazza il titolo del 2006, il famoso “scudetto in segreteria” che pure il Filosofo Mou rinfacciò (ma forse è leggenda) ai suoi.

 

Il secondo è che, mentre vinceva questa battaglia per la Verità della Storia (un sottogenere del Maxiprocesso), la squadra pazza ha ufficializzato l’ingaggio di Beppe Marotta, ovvero uno degli artefici dei successi di quelli là, e immaginate quanto poco amato da noi di qui fino a ieri, chiamato a farci vincere come quelli là. È come se i gialloverdi chiamassero Soros a fare il ministro dell’Economia.

 

Per quelli come me, ma anche per quelli come quelli là, c’è da sentirsi spaccati nel cuore, odio e amore che si ribaltano ma non trovano mai una posizione comoda in cui stare. E insomma, fuor di metafora: è un po’ come Salvini con Di Maio, o con il 2,4 e il 2,04, oppure come Renzi con Minniti. Perché siamo italiani, e non cambieremo mai, conta solo il tifo, la bandiera, il partito. Ps. Ovvio che se poi arriva anche Conte (quello vero) io mi sparo. E se poi vinciamo, me la godrò da lassù con Peppino Prisco. Perché è tifo, cioè politica.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"