Gianfranco Rotondi (foto LaPresse)

Rotondi, vaffa

Maurizio Crippa

L’esempio preclaro di cattolico molesto in cerca di un chiodo dove appendere i suoi valori trafficabili

Credo di essere uno dei pochi italiani ad avere votato, una volta nella vita, Gianfranco Rotondi. In uno dei suoi vari travestimenti post democristiani, in uno dei miei molti voti dadaisti dati per allegria. Un voto a mosca cieca, l’unico di cui mi sono pentito. E’ simpatico, ma dovrebbe andare all’isola dei quasi famosi. Ora, non ci fossero già abbastanza guai in giro, il simpaticone ha deciso di rifondare la Democrazia cristiana, del resto è il detentore legale del simbolo. “E’ venuto il momento di osare. Il nostro movimento ha più volte cambiato nome, ma siamo rimasti sempre noi: i democratici cristiani”. Siccome è uno di grandi visioni e coerenza, ha tuittato (è un vero addict): “Non vi aspettate dalla nostra Dc che si occupi come i cattolici della Seconda Repubblica di perseguitare coppie gay, discettare di uteri più o meno in affitto e morbosità varie. Noi parleremo di sviluppo del paese, saremo un partito e non un consultorio”. E sarebbe anche ora. Senonché, durante i lunghi anni della Seconda Repubblica, Rotondi è stato nel Ppi, nel Cdu e nell’Udc, con passaggi per Forza Italia e stazionando nel Pdl. A fondare la Democrazia Cristiana per le Autonomie ci aveva già provato nel 2005, l’ultimo passaggio è stato Rivoluzione Cristiana. Insomma l’esempio preclaro di cattolico molesto in cerca di un chiodo dove appendere i suoi valori trafficabili. Forse, più del ritorno della Dc sarebbe utile il ritorno del Non Expedit. Ma non potendo aspettarsi così tanto dalla gerarchia che ha ben altro cui pensare, per una volta, è venuto anche per me il momento di osare: e chiedere a quell’uomo politico molto più serio che è Beppe Grillo il prestito di un vaffa.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"