Nel sondaggio M5s "La Casta" vince (foto via Facebook)

Una Casta per Fico

Maurizio Crippa

Il sondaggio Facebook del M5s rimosso in fretta e furia. Che ridere. Ma c’è di più, è l’effetto backlash

Sicuramente ci sarà una auctoritas più filosofica cui attribuire il brocardo, ma per semplicità mi affido alla concinnitas di @esterviola_ che magnificamente ha twittato: “La gente non vuole capire, la gente vuole avere la sua opinione”. E se ti affidi alla ggente, poi a volte sono dolori. Il caso, strepitoso, implacabile come una sentenza del Var e divertente come lo smascheramento del re quando rimane nudo, lo riassumiamo per i distratti ed è da mandare a memoria. A sostegno della forsennata campagna per l’abolizione dei vitalizi (“Potete piangere e strepitare quanto volete, tanto non si torna indietro: NOI I VITALIZI VE LI TOGLIAMO. Mettetevi l’anima in pace”, ha scritto Giggino Di Maio), la pagina Facebook ufficiale del Movimento cinque stelle ha proposto un sondaggio per chiedere agli iscritti se preferissero “la Casta” o il presidente della Camera Roberto Fico. Con tanto di foto: Bertinotti, D’Alema, Pomicino e De Mita contro il Presidente del popolo. “VOI DA CHE PARTE STATE?”. Beh, a un certo punto, i geni della comunicazione del movimento grillino si sono accorti che il pallottoliere segnava: 62 per cento dei votanti a favore della Casta, 38 per cento per Roberto Fico. Ora, può anche darsi che gli iscritti alla pagina Facebook ufficiale del partito di maggioranza relativa siano così idioti da aver capito che si doveva votare al contrario, può essere anche. Ma non è questo il punto. Il punto è che negli alti ingranaggi del partito-algoritmo è scoppiato il panico. Che fare? Hanno prontamente scelto la toppa, che è sempre peggio del buco, e hanno deciso di sospendere tutto, sondaggio annullato, scusate era solo un’idea, ma non vi preoccupate. A las cinco de la tarde, incornata dal toro della plaza mediatica, la pagina Facebook è improvvisamente diventata “non disponibile”. Stop al televoto. Se volete inventare un emoji che sintetizzi il concetto “figura di merda per un movimento populista che ha fatto della libertà di espressione dal basso la sua filosofia politica”, l’avete trovato.

 

Ma questa è solo la prima parte della gustosa faccenda. Si può approfondire. Il cortocircuito avvenuto tra la base votante e i piani alti del sistema dei social grillini è significativo e disvela aspetti più sotterranei. Ad esempio, che a un certo dato punto delle dinamiche socio-populiste, qualcosa fa sempre tilt. Avviene, non è la prima volta nella storia, quel che chiameremmo con @esterviola_ una nemesi, o una eterogenesi dei fini. O per fare gli anglosassoni un effetto backlash. O meglio, per usare il linguaggio che piacerebbe a Beppe Grillo: ti torna in culo. Che è quel che è successo al culo di Fico, terza carica dello stato. Scatena la canea, e prima o poi la canea ti abbaierà contro come le pare. E’ iniziato anche per i Cinque stelle l’effetto nemesi? Presto per dirlo, questo va da sé, ma l’episodio è significativo, spettacolo a parte.

  

Poi c’è un’altra cosa, anche più facile da verificare, basta guardare i giornali. Dopo un mesetto di governo, i Cinque stelle iniziano ad avere una qualche difficoltà con i sistemi di formazione del consenso. Ad esempio i giornali filosalviniani, Feltri-Belpietro, che pure sarebbero al governo giallo-verde, menano come i fabbri contro i grillini e le loro quotidiane gaffe, mentre esaltano il loro Uomo nero preferito. Invece lo storico quotidiano di riferimento del M5s, il Fatto, si trova un giorno a difendere, un giorno a dire “ma però” e il giorno appresso a dover fischiettare per l’imbarazzo (va bene, c’è sempre il Corriere che tiene botta, ma questo è un altro argomento). Di fronte a questa semplice constatazione, la risposta dei Cinque stelle la intuite da soli: a noi gli squallidi giornalisti non interessano, noi abbiamo dalla nostra la Rete e abbiamo dato la voce al popolo. Ecco, appunto, il problema è proprio è questo: che quelli della Rete sono stronzi, e pretendono di avere la loro opinione. Effetto backlash, direbbe Grillo.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"