La Russia non va a Pyoengchang (e speriamo manco Kim)

Maurizio Crippa

Alle Olimpiadi invernali gli atleti russi ci saranno ma solo come indipendenti e a patto di dimostrare di non aver avuto coinvolgimenti con il doping di stato. Un po’ come chiedere ad Assad di giurare di non aver mai conosciuto Putin

C’eravamo appena felicemente liberati di quell’inutile trasferta calcistica in Russia, che ci capita tra capo e collo un’altra inutile sanzione geo-sportiva, e sempre di Russia si parla. Alle Olimpiadi invernali sudcoreane di Pyoengchang 2018 Mosca non parteciperà: è stata esclusa per effetto di quella famosa indagine monstre dell’Agenzia mondiale antidoping, la Wada, già rivelatasi ampiamente farlocca, sulla “manipolazione sistematica delle regole e del sistema anti-doping”. Un “attacco senza precedenti all’integrità dei Giochi e dello sport”, si disse. Ma siccome non c’è niente di più farlocco dello sport, anche peggio della geopolitica, da Losanna il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach, ammesso che non sia un fake pure lui, ha fatto sapere che gli atleti “indipendenti” russi potranno però esserci, a patto di dimostrare di non aver avuto coinvolgimenti con il doping di stato russo. Che è un po’ come chiedere ad Assad di giurare di non aver mai conosciuto Putin. Così ci saranno gli Atleti Indipendenti Russi: non c’è limite alla fantasia. Ma mettiamo da parte lo sport, e badiamo al sodo. Diciamoci la verità: a Pyoengchang tanto non ci vorrebbe mai andare nessuno, tranne @giuliapompili, che c’è persino stata davvero per un reportage. Figurarsi i russi. Però Pyoengchang è a due passi dal confine con la Corea del Nord, ed è già che non finisca sotto la pioggia nucleare di Pyongyang. Forse la geopolitica delle sanzioni dovrebbe preoccuparsi più di questo, che del nandrolone di Putin.

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  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"