Roberto Faenza (foto ©COSIMA SCAVOLINI/LAPRESSE)

Il ritorno del copkiller Faenza a caccia del pisello

Maurizio Crippa

Il regista giustiziere e l'Oscar a Marina Ripa di Meana

Il caso Weinstein. Ancora??? Fate bene a piantar qui e a girare pagina. Ma che dobbiamo fare? Dobbiamo raccontarvi questa cosa, se vi interessa l’archeologia, e il futuro, della mostrificazione applicata al cinema. Roberto Faenza è un bravo regista, molto intellò. Ieri lo intervista il Fatto (chi altri, sennò?) e lui se ne esce con questa richiesta che Davigo è un boyscout, al confronto. Si parla di Asia Argento, ha denunciato che anche un regista italiano la molestò: “Quando si lancia un’accusa del genere dovresti fare anche il nome. Trovo grave anche in questo caso l’omertà dell’ambiente”. Fuori il nome del regista ciccione (ormai, nell’immaginario, l’orco è sempre anche ciccione) che ha tirato fuori il pisello. Faenza è un regista molto éngagé. Che in italiano si traduce “in lotta contro i Misteri e la Malvagità”.

  

L’ultimo suo film è sul caso Orlandi, per dire. Il suo primo film, in America, invece, si chiamava Copkiller - L’assassino dei poliziotti. Era anche bello, c’erano Harvey Keitel e Johnny Rotten. Ma è una storia ingarbugliata, sesso e droga e soprattutto gente corrotta e gente che vuole farsi giustizia da sola, e Dio contro tutti. E niente, sarà vero che i registi girano sempre lo stesso film. O sarà vero che passando gli anni il tarlo del kopkiller, il giustiziere, torna fuori dal buco. Stavolta a caccia dell’attrezzo dei colleghi. Lui dice pure, un po’ confuso, che a Weinstein gli darebbe un Oscar. Noi, potendo scegliere, preferiremmo darlo a Marina Ripa di Meana, se mai si decidesse a fare un film su quella volta che molestò Scalfari sul canapè, ma lui scappò. Più realista, diciamo.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"