Il teorema della Wada è una bufala come MafiaOlimpica

Maurizio Crippa

Tutte le analogie tra il processo al doping russo e quello sulla Trattativa

Wada è il simpatico acronimo della World Anti-Doping Agency. Ma sarebbe più bello, come acronimo per il giustiziere di tutte le truffalderie sportive, usare “Cado”: Commissione Antimafia delle Olimpiadi. Oppure, sic et simpliciter, chiamarla MafiaOlimpica, come la nota inchiestona di Roma finita in vacca. Nel 2015 la Wada lanciò accuse gravissime contro più di mille atleti e i vertici dello sport russo: avevano costituito un sistematico programma statale per il doping. Con tanto di coinvolgimento di agenti segreti e ministri. Mancavano solo Buzzi e Carminati. Venne chiesta la sospensione degli atleti russi dalle Olimpiadi. Beh, era una bufala. L’inoppugnabile teorema d’accusa è destituito di fondamento.

 

 

Ieri il New York Times ha fatto sapere che la Wada ha deciso di assolvere 95 dei primi 96 atleti coinvolti: “Le prove disponibili sono insufficienti per affermare che ci sia stata una violazione delle regole antidoping”. E già qui sarebbe enorme. Ma il peggio, ciò che fa assomigliare la faccenda a un processo sulla Trattativa, è ciò che il direttore della Wada dice candidamente: “Dobbiamo accettare il fatto che l’obiettivo era quello di smascherare un sistema di doping e non le violazioni dei singoli atleti”. Cioè: non era trovare eventuali colpevoli, ma scoprire “un sistema”. Tra cinque mesi i Giochi si terranno in Corea del Sud. Ma anche a Pyongyang, ci sarebbe più garantismo che alla Wada.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"