Vasco Rossi (foto LaPresse)

L'incongruità della parola “paura” detta da Vasco

Maurizio Crippa

Declinato così, alla gigantesca festa sull’aia di una grande pacificata rockstar, è il messaggio più banale che si potesse ascoltare

Il mega addione galattico a Paolo Villaggio ha avuto di buono questo effetto collaterale, perché c’è sempre vivaddio un effetto collaterale buono: che ha chiuso anzitempo i commenti sul Grande Evento Liturgico dell’Italia 2017, il concertone dei 220 mila a Modena di Vasco Rossi. Commenti che sarebbero andati avanti ancora un po’, in mancanza di nuove hard news del settore pop, ne siamo certi. Esattamente come ancora sui sagrati delle chiese di pianura, chi ci va, le vecchiette tirano l’ora di preparare il pranzo la domenica spettegolando delle lungaggini del prete. L’evento liturgico ha le sue scie chimiche, si sa. Bel concerto, per carità, e tutto bene, soprattutto per loro che non si sono dovuti sorbire Bonolis. Ma una cosa come un prurito da grattare è rimasta adosso. È la congruità della parola “paura”. “Il nemico è la paura, noi non abbiamo paura” scandiva lui, un po’ alla reverendo Moon, e una banalità così non ci ricordiamo di averla sentita dire al Boss mai, che pure di liturgie di se stesso è sommo cerimoniere. E i giornali a titolare: Vasco contro la paura. E nelle interviste del dopo partita, ai tg, decine di ragazzi o che erano stati ragazzi a dire “Non abbiamo paura, non cambieranno il nostro modo di vita”. Ma paura di che? Paura per cosa? O pensavano che Modena fosse Manchester? O pensavano che qualcuno davvero volesse cambiare il loro stile di vita? La paura, chi non ce l'ha non se la può dare, ma è un bel concetto, sociologicamente parlando. Ma declinata così, alla gigantesca festa sull’aia di una grande pacificata rockstar che piace alle nonne e ai nipotini, è il messaggio più banale che si potesse ascoltare. Sembrava di stare ai Santi Apostoli.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"