Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca (foto LaPresse)

La “minaccia” di De Luca spiegata dal processo Cosentino

Maurizio Crippa

Vincenzo De Luca, chi gli piace e chi no. Ma vedrete che quattro anni di Trump trasformeranno la minaccia verbale in un normale intercalare vernacolo, di quelli cui nessuno fa caso. A Rosy Bindi ha detto che gli ha fatto “una cosa infame, da ucciderla”. E noi che cavallerescamente avevamo redarguito il Cavaliere, quando fece una battutaccia sulla signora, non sappiamo che altro dire. Però c’è questa cosa, che è peggio delle intemperanze verbali di De Luca e – se non le giustifica sul fronte della gentilezza espositiva – quantomeno le riconduce alla dura realtà dei fatti, e le rende plausibili. Anzi politicamente sensate. Ieri il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha condannato l’ex sottosegretario e politico di Forza Italia-Pdl Nicola Cosentino a nove anni di carcere.

 

Per quel reato-non reato e abnormità giuridica che è il concorso esterno in associazione mafiosa. Commessa in quelle zone dei Casalesi in cui, di recente, Luigi Di Maio s’è fatto fotografare col fratello di un pentito dei Casalesi, ma nessuno ha detto nulla. I pm avevano chiesto sedici anni, che ormai non li danno più manco ai killer della mafia. Ma soprattutto, per stabilire se Cosentino abbia concorso esternamente o no, i giudici ci hanno messo quasi sei anni, un tempo assurdo. E di quegli anni Cosentino ne ha trascorsi due e mezzo in carcere, per nessuna condanna, ma per un utilizzo da tortura e immotivato della carcerazione preventiva. E qualcuno dirà, lo diranno di certo: beh, un po’ l’ha già scontata, no?

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"