La cattadrale San Benedetto da Norcia distrutta dal terremoto (foto LaPresse)

Il fatto è che il monoteismo fa più danni del terremoto

Maurizio Crippa
Su Yahweh punitore del renzismo geopoliticamente distratto abbiamo già chiuso la polemica, e reso a Dio quel che è di Dio. (Per quanto il terremoto voti Sì, chiedetelo ai sondaggisti, ma non lo si può scrivere).

Su Yahweh punitore del renzismo geopoliticamente distratto abbiamo già chiuso la polemica, e reso a Dio quel che è di Dio. (Per quanto il terremoto voti Sì, chiedetelo ai sondaggisti, ma non lo si può scrivere). Però ci sono altri danni che il fondamentalismo di matrice divina, o divinatoria, riesce a creare. Sul fronte divinatorio (sezione teologica: scie chimiche e chip sottopelle) la magnitudo dell’imbecillità della senatrice del M5s Enza Blundo, quella del declassamento della scala Richter di domenica per biechi “interessi economici” e governativi e ignavia dei tiggì, è stata abbondantemente stigmatizzata.

 

Ma anche sul versante del culto divino – inteso cattolico, teniamoci lontani da Martin Lutero – si sentono delle cose che non si vorrebbe. Ad esempio che il terremoto, per Antonio Socci, è peggio di una punizione veterotestamentaria: colpisce al cuore “l’Italia mistica”. E fin qui va bene (ma l’Italia laica, no?). Però da qui a mandare all’inferno “i vescovi allo sbando”, che meglio avrebbero fatto a celebrare “un grande e solenne rito di consacrazione sul nostro paese e sulle case degli italiani”, mentre invece “la Cei di mons. Galantino è impegnata a partecipare alla marcia organizzata dal Partito Radicale”, ne corre. E ne corre anche ad accusare (come causa diretta e colpevole del sisma, par di capire), il Papa perché va dai luterani, anziché indire “una grande preghiera solenne per l’Italia”. Siamo alla teologia da scala Richter. Il monoteismo fa più danni del terremoto.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"