Umberto Bossi (foto LaPresse)

Le frasi del Bossi a Pontida che a Salvini non riescono più

Maurizio Crippa
Bisogna dire, e noi cronisti di cronache padane c’è lo ricordiamo con un po’ di agreste nostalgia, che una volta Pontida era una gran bella festa

Bisogna dire, e noi cronisti di cronache padane c’è lo ricordiamo con un po’ di agreste nostalgia, che una volta Pontida era una gran bella festa. Sul prato c’era un popolo incomprensibile al resto del mondo, c’erano corna e ampolle, contadini (ma veri, no Slow Food) che abbracciavano Luca Zaia protettore del latte italiano e scandivano il nome di Calderoli come fosse un gemello del gol, e c’era il Senatur che poteva dire la qualunque, ma proprio la qualunque. Dai fucili pronti in montagna alla dichiarazione, dopodomani, d’indipendenza. Ora a Pontida ci va il Salvini, e si porta Toti o la Le Pen, non è proprio la stessa goduria.

 

Poi, siccome la fortuna aiuta gli audaci, o gli incoscienti, e Matteo lo è, ecco che gli muore il Carlo Azeglio Ciampi. E lui eccolo pronto, a dire la qualunque come faceva il Bossi: “Politicamente Ciampi è uno dei complici della svendita dell’Italia ai poteri forti”, “uno dei traditori dell’Italia e degli italiani, al pari di Napolitano e Prodi”, uno dei tanti “a svendere il lavoro, la moneta, i confini e il futuro dell’Italia”. Sempre con grande cordoglio, eh. Sono le stesse cose che avrebbe detto, e le ha dette, il Senatur sul Sacro Prato nel bel tempo che fu. La differenza dov’è? Forse che Bossi le sapeva dire; forse che poteva anche farlo. Ma soprattutto che lui, il Bossi, non avrebbe mai, mai, ripetuto così tante volte in una sola frase la parola “Italia”. E che la Marine, lui, manco se la filava. Preferiva le badanti, a Pontida.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"