Filippo Facci

Encomio di Filippo Facci che combatte contro i sordi alla Travaglio

Maurizio Crippa
Conduce da giorni (ma sono anni) una lotta garantista dalle colonne di Libero (così va la vita) contro quelli del Fatto, che si son fatti un punto d’onore di pubblicare “le intercettazioni che il governo vuole vietare”, intese quelle penalmente irrilevanti, prima che la legge “bavaglio” le viet

Combattere battaglie sacrosante a mani nude, meglio se perse in partenza e a rischio di farsi male, col gusto di tenere il punto oltre il punto di rottura, come se ogni articolo fosse un duello alla sciabola: è Filippo Facci, detto in sintesi. Che non è don Chisciotte: non è matto e soprattutto ha ragione da vendere. Conduce da giorni (ma sono anni) una lotta garantista dalle colonne di Libero (così va la vita) contro quelli del Fatto, che si son fatti un punto d’onore di pubblicare “le intercettazioni che il governo vuole vietare”, intese quelle penalmente irrilevanti, prima che la legge “bavaglio” le vieti (forse stavolta ci siamo, ma anche no: vedrete).

 

Lo fanno perché, scrive Facci, le considerano “socialmente rilevanti”: il gusto di sputtanare la gente tanto per sputtanarla. Una battaglia persa in partenza, Filippo lo sa e credo ne goda, spiegare a uno come Marco Travaglio – solo un distratto potrebbe scambiarlo per un suo uguale ribaltato: non paragoni di scrittura, puro amore per il gran gesto contro picciolo amor proprio – che un conto è pubblicare “stralci di un atto o di un’intercettazione (se è rilevante)”, un altro è mettere merda nel ventilatore. Battaglia persa, non lo possono capire. Sono sordi. Travaglio, che proprio non riesce a superare la fase dei nomignoli, lo chiama “Chatouche”, perché Filippo ama strabiliare se stesso coi suoi multiformi look. Combattere contro chi intende il giornalismo come impunito sputtanamento, sapendo di non averla vinta, ecco, fa onore. A Filippo Facci.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"