Il populista è animale politico, e Podemos si butta sui tori

Maurizio Crippa
Mentre noi ci abbrustoliamo le meningi per stabilire se il Populista in chief abbia davvero equiparato topi e clandestini, mentre un suprematista di Charleston si dà alla caccia grossa in chiesa perché quelli stuprano le nostre donne bianche, mentre Salvini dona il sangue e spera che sia per un immi

    Mentre noi ci abbrustoliamo le meningi per stabilire se il Populista in chief abbia davvero equiparato topi e clandestini, mentre un suprematista di Charleston si dà alla caccia grossa in chiesa perché quelli stuprano le nostre donne bianche, mentre Salvini dona il sangue e spera che sia per un immigrato, incurante delle probabili crisi di rigetto, mentre un turista piscia sulla cupola del Brunelleschi perché, cazzo, mica gli avevano messo il cesso, mentre l’Ungheria erige un muro per difendersi, evidentemente non da se stessa, la deriva irrazionalista del populismo, più mondiale del mondialismo, ci regala una nuova e mirabile sintesi dello spirito. Viene dalla Spagna, che s’è consegnata anema e core al verbo di Podemos e limitrofi, tra una madrilena Carmena e una catalana Ada Colau. I nuovi sindaci, par di capire, anziché puntare a tappare i buchi dei deficit e delle strade e a creare lavoro, annunciano divieti alle corride e tagli a scuole e infrastrutture che mandano avanti l’antica tradizione. Il nuovo dogma modernista dice che “la tauromachia costituisce un anacronismo” e i tori sono corruzione passatista di “conservatorismo e spagnolità”. Informa il Mundo che toreri e picadores si sono riuniti “in segreto” per preparare le contromosse. Li infilzeranno come tori, o come tordi. I tori “moriranno di inattività”, il settore economico prenderà una batosta, ma la democrazia sarà più bella di pria. Del resto il popolo è animale politico. E politico, a volte, è un’esagerazione.

     

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"