Ricetta seriale

Il tempo che ti do: la fine di un amore raccontata con leggerezza

Gaia Montanaro

Su Netflix una serie tv di Nadia de Santiago mette in scena il lasciarsi, affrontandone l'elaborazione attraverso il tempo e i sentimenti. Una storia unica ma al tempo stesso universale, che si svolge con la città di Madrid sullo sfondo 

Sobrio, profondo ed emozionante. Sono queste le tre caratteristiche che Netflix assegna alla serie spagnola del 2021 “Il tempo che ti do”. E mai sono stati scelti aggettivi più azzeccati. La serie – “un amore originale Netflix” – dura in tutto un’ora e mezza ma è suddivisa in dieci episodi da circa undici minuti ciascuno. Un racconto antologico dal concept molto semplice: racconta di una coppia di fidanzati – Lina è un’infermiera mentre Nico è un istruttore di sub – che si lasciano dopo nove anni di relazione e mette al centro la fatica di Lina nel cercare di rifarsi una vita smettendo lentamente di pensare a Nico.

 

La ragazza affronta tutti i passaggi tipici dell’elaborazione del lutto, del dover lasciare andare l’altra persona smettendo lentamente di amarla e di pensarsi legata a lei. In questo processo gioca un ruolo fondamentale il tempo (chiunque ha fatto esperienza di una relazione finita, soprattutto se ha subito questa decisione, lo sa bene), la pazienza che si deve imparare ad avere – verso sé stessi e verso gli altri – per attraversare quel dolore e imparare ad andare avanti. Bisogna insomma lentamente lasciar andare il passato con le immagini prospettiche che ci si era creati e accogliere un nuovo presente, che diverge dal proprio pensiero ma che è necessario affrontare e provare ad accettare.

 

Tutto questo viene raccontato con grande autenticità, in una narrazione che tocca un tema universale – la fine di un amore – e lo rielabora in una chiave leggera e profonda insieme (scegliendo comunque un registro principalmente drammatico). Madrid fa da sfondo a questo racconto, produttivamente molto accessibile, dimostrandosi una cornice perfetta e molto misurata nell’accogliere una storia piccola e particolare ma al contempo così universale. La serie – il cui titolo originale (molto oculato) è “El tiempo que te doy” – è prodotta da Netflix Spagna, creata da Nadia de Santiago (che interpreta anche il personaggio di Lina) insieme a Inés Pintor e Pablo Santidrián e diretta con Pablo Fernàndez.  Il personaggio di Nico è interpretato da Álvaro Cervantes. Un racconto prezioso, da recuperare.  

 

“Il tempo che ti do”: gli episodi 

L’aspetto davvero particolare e connotante della serie è la sua struttura. Si tratta di dieci episodi da circa undici minuti ciascuno. Si comincia con un minuto nel presente e dieci minuti nel passato e a mano a mano si va a scalare: un minuto in meno nel passato e un minuto in più nel presente, fino ad ottenere l’esatto contrario. Così il primo episodio è intitolato “Un minuto nel presente e dieci minuti nel passato” (meglio in realtà il titolo originale spagnolo ovvero “1 minuto de presente y 10 minutos de recuerdo) e via così per i successivi nove.

 

È centrale infatti l’aspetto del ricordo che è proprio il meccanismo narrativo attraverso cui nel singolo episodio ci si muove tra il presente e il passato di Lina. Accade infatti sempre qualcosa che alla ragazza fa pensare ad un evento legato a Nico, ad un’esperienza vissuta insieme e che la sposta dal vivere la realtà attuale facendola trasmigrare in quella dei ricordi. Questo elemento tecnico di formato è particolarmente interessante perché non è solo uno stratagemma formale o di meccanismo ma rappresenta lo spettro di cambiamento del personaggio di Lina, il suo bisogno interiore di imparare a vivere sempre di più nel presente lasciando andare il passato e il suo ricordo. 

 

Di cosa parla “Il tempo che ti do”

Il tema portante della serie è indubbiamente quello dell’elaborazione del lutto, intenso non come morte fisica ma come fine di una relazione. È un lutto, infatti, anche abbandonare una certa immagine di sè, una persona amata, un rapporto che si credeva duraturo ma che invece non ha retto all’urto del tempo. E infatti il tempo è l’altro polo tematico della serie, la necessità di “dare tempo al tempo”, di concedersi un periodo di dolore e smarrimento per poi – lentamente – provare ad andare avanti, di riconoscere che il tempo cura (quasi) ogni ferita. 

 

“Il tempo che ti do” in quattro battute

“Forse ci siamo persi”. 
“Ogni giorno pensavo a lei un minuto di meno. Ed era un minuto in meno di tristezza”.
“Abbiamo tempo”. 
“(la foto) non rende giustizia”. “Allora dovrai ricordartelo”.

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