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I 60 anni di James Bond, che non invecchia mai

Maurizio Stefanini

Il 5 ottobre 1962 usciva nelle sale Licenza d'uccidere. Dai Servizi sovietici alla Spectre, ogni epoca ha una storia per l'Agente 007. Anche questa, tra sabotaggi ai gasdotti e morti sospette di oligarghi russi 

“Il mio nome è Bond, James Bond, e faccio sessant’anni”. Così l’Agente 007 potrebbe ricordare la ricorrenza del 5 ottobre 2022. Appunto, a 60 anni di distanza dall’uscita al cinema di “Licenza d’uccidere”, che poi nell’originale inglese si intitolava semplicemente “Mr. No”.

 

 

Soggetto di Ian Fleming adattato da Richard Maibaum, Johanna Harwood e Berkeley Mather; produzione di Harry Saltzman e Albert R. Broccoli; regia di Terence Young. James Bond lo fa lo scozzese Sean Connery, che lo impersonerà di nuovo in altre cinque pellicole, e a quel ruolo dovrà la sua carriera, anche se poi ne proverà a fare di tutte pur di dimostrare che era capace di fare anche altro. Una svizzera che era passata inosservata in “Un americano a Roma” di Albero Sordi e che si chiama Ursula Andress fa la cercatrice di conchiglie Honey Ryder. Spunta dal mare a mo’ di Venere canticchiando una canzone giamaicana indossando un leggendario bikini bianco da lei stessa disegnato, un pugnale al fianco e due grandi conchiglie in mano, mentre il sole risplende sui capelli biondi. In realtà è la terza donna che appare nel film, ma sarà lei a fare il modello di quelle che saranno definite Bond Girls.

Joseph Wiseman è invece Julius No, anche lui archetipo di una serie di cattivi. Inviato infatti in Giamaica per fare luce sulla misteriosa morte di un collega, Bond si imbatte nel capo della potente organizzazione criminale denominata “Spectre”. Scienziato pazzo mezzo tedesco e mezzo cinese, con protesi di acciaio al posto delle mani, Non vuole infatti sabotare le missioni spaziali degli Usa, che hanno in passato rifiutato i suoi servizi.

Dopo quello verranno altri 24 film: cinque in cui Bond è Connery; uno con George Lazenby; sette con Roger Moore; due con Timothy Dalton; quattro con Pierce Brosnan; cinque con Daniel Craig. Questi ultimi nel 2006, 2008, 2012, 2015 e 2022. Ma se il James Bond cinematografico ha 60 anni, quello letterario da cui è tratto come idea ne ha addirittura 70: nel 1952 Ian Fleming, fresco sposo della contessa Anne Geraldine Rothermere Charteris, per “sconfiggere la noia della vita coniugale” si mette al lavoro del primo romanzo di una serie destinata a rivoluzionare il mondo del cinema e della letteratura.

Attenzione, che durante la Seconda Guerra Mondiale Fleming era stato assistente personale dell'ammiraglio John Edumund Godfrey, direttore della Naval intelligence della Royal Navy. Aveva dunque avuto un ruolo importante in una quantità di operazioni segrete, ma non era mai stato in prima linea. Bond dunque attinge largamentre ai suoi ricordi ed esperienze personali, ma si spinge fino alla prima linea, fino ad avere la “licenza di uccidere”. Un evidente transfert psicologico, che lo porta a scrivere 13 romanzi in 13 anni fino alla morte, avvenuta nel 1964 a soli 56 anni. Più che al superlavoro, sembra che il decesso sia stato causato da eccessi di alcool e fumo, cui invece Bond poteva indulgere senza problemi. Fleming fu insomma “L’unica vera vittima di James Bond”, come dice il titolo di una vecchia traduzione per la Reader’s Digest italiana della sua biografia autorizzata di John Pearsons.

Comunque, il James Bond editoriale ha 69 anni. In effetti il primo romanzo era “Casino Royale” del 1953, mentre il libro da cui è tratto il primo film è il sesto, del 1958. Ed è un’epoca in cui già Bond ha smesso di avere come avversari principali i Servizi sovietici, per dedicarsi invece soprattutto alla Spectre e ad altri battitori liberi.

È il “trucco”, se vogliamo, che gli ha permesso di sopravvivere alla fine della Guerra Fredda, e al nuovo mondo “liquido” che ne è seguito. Ovviamente, anche con altri scrittori e soggettisti. Sul primo fronte, dopo la morte di Fleming sono seguiti ben 53 libri, di 15 autori diversi. Dopo la fine dell’Urss sono venuti 9 film, anche se uno appunto porta per la terza volta sullo schermo il romanzo iniziale Casino Royale. Da tutto questo materiale apprendiamo che James Bond sarebbe nato nel 1924, e che dunque al massimo dovrebbe essere andato in pensione proprio assieme all’Urss. Ma, appunto, ha invece continuato ad agire.

Licenza poetica simile a quella che vede non invecchiare mai una gran quantità di altri personaggi: da Trx Willer a Tarzan passando per Topolino, Paperino o Paperone. Ma guardiamo la cronaca. Vladimir Putin che dopo aver iniziato una guerra minaccia di far scoppiare una bomba atomica al confine per non fare la figuraccia di perderla, Kim Jomg-un che lancia missili sopra il Giappone: non sono cattivi da Spectre? Il Nord Stream sabotato non si sa bene da chi: non è un plot da James Bond? Scoprire chi sta uccidendo gli oligarchi russi: non è una indagine da James Bond? Insomma, il personaggio di Fleming sopravvive perché ogni epoca ha bisogno del suo 007. Soprattutto la nostra.

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