(Ansa)

Il Festival del Cinema di Roma diventa sovranista

Gianluca De Rosa

Molto cinema italiano, un budget aumentato di 700mila euro e diverse rassegne tematiche. Ecco come sarà la diciassettesima edizione dell'evento che si terrà dal 13 al 23 ottobre nella Capitale 

Se lo scorso anno ad aprire la Festa del cinema di Roma fu il film "Gli occhi di Tammy Faye", premiato poi con il premio Oscar alla miglior attrice protagonista (Jessica Chastain), quest’anno la diciasettesima festival del Cinema di Roma (tornato a tutti gli effetti alla dicitura originale con la reintroduzione dei film in concorso), che si svolgerà tra il 13 e il 23 di ottobre, inizierà con la proiezione de “Il Colibrì”, adattamento cinematrografico di Francesca Archibugi dell’omonimo romanzo che valse nel 2020 il secondo premio Strega a Sandro Veronesi. D’altronde, Paola Malanga, ex numero due di Rai Cinema e da cinque mesi nuova direttrice artistica dopo il siluramento di Antonio Monda, lo ha detto senza giri di parole: “All’interno del festival troverete molto cinema italiano è voluto, meritato ed è un segno di grande vitalità per il paese”.

 

Insomma: “Prima gli italiani!”, motto sovranista, ma di sinistra (che piacerà senz’altro al fondatore del movimento “Patria sovrana” Stefano Fassina). Anche l’ad di Cinecittà e Vision distribution, Nicola Maccanico, parlando con alcuni presenti tra cui l’ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti Maurizio Venafro spiegava soddisfatto: “È una logica diversa come è giusto che sia rispetto agli anni scorsi”. Sicuramente sarà diverso il costo: 6 milioni e 663mila euro. Circa 700mila euro in più rispetto allo scorso anno, possibili grazie all’aumento dei fondi stanziati dai soci (Mibac, Regione Lazio, Roma Capitale e Camera di Commercio), ma anche, ha garantito il neopresidente Gianluca Farinelli: “Alla previsione di più ricavi dalla bigliettazione”.

 

Si vedrà. Il festival avrà diverse rassegne. I film in concorso all’interno della sezione “Progressive” sono 16. Si tratta in assoluto della parte meno italiana della festa. Molti documentari e tante opere prime. “Sono titoli del cinema indipendente internazionale: quei nuovi autori che forse domani saranno i prescelti di Venezia Cannes e Berlino”, ha spiegato Farinelli. “D’altronde una fondazione che organizza un festival ha anche un obiettivo di ricerca, accanto alle rassegne principali anche Cannes fa una cosa del genere”, ha detto Farinelli, mentre nelle retrovie della platea qualcuno borbottava: “Si però Cannes è Cannes…”.

 

Per citarne alcuni, ci saranno: il documentario cubano “El caso Padilla”, di Pavel Giroud, “Causeaway”, opera prima Lila Neugebauer, prodotto da Jennifer Lawrence con lei protagonista in versione ex soldato in piena sindrome post traumatica, La cura di Francesco Patierno che racconta Napoli durante il lockdown, The hotel, film girato da Wang Xiaoshuai bloccato dentro un albergo indonesiano all’inizio della pandemia, “I morti rimangono con la bocca aperta”, film di Fabrizio Ferraro, sperimentale, ma comunque con i partigiani. Per far sperare i giovani autori ci saranno anche una serie di incontri titolati “Beginners”, in cui alcuni registi, tra cui Paolo Virzì, James Gray e Luc Besson, rievocherranno le storie dei loro primi film.

 

La parte del festival con i titoli più accattivanti si chiamerà tatuologicamente “Gran public” e qui invece è decisamente il cinema italiano a dominare la scena. Oltre a “Colibrì”, ci saranno tra gli altri “Amesterdam” di David O. Russel, con Christian Bale e Margot Robbie, “Astolfo” di Gianni De Gregorio, “Bros” di Nicholas Stoller, “Era ora” di Alessandro Aronadio, con Edoardo Leo, “The lost king” di Stephen Frears, con Sally Hawkins e Steve Coogan, “L’ombra di caravaggio” di Michele Placido, con Riccardo Scamarcio, Louis Garrel e Isabelle Huppert, “Il principe di Roma” di Edoardo Falcone, con Marco Giallini, “Rapiniamo il Duce” di Renato De Maria, con Pietro Castellitto e Matilda De Angelis, “La stranezza” di Roberto Andò, con Toni Servillo, Ficarra e Picone e “What’s love got to do with it?” di Shekhar Kapur, con Lily James ed Emma Thompson

 

Accanto a questa saranno organizzati anche gli incontri “Paso doble”, in cui registi, attori e produttori si confronteranno. L’unico evento per ora annunciato da Malanga e Farinelli riguarda il film Colibrì con il dialogo tra lo scrittore Veronesi e Francesco Piccolo che ha adattato dal romanzo la sceneggiatura.

 

La terza rassegna, intitolata “Freestyle”, raccoglierà invece film che intersecano il cinema ed altre arti. Tra i molti documentari saranno presentate anche alcune serie tv. “Django-la serie” di Francesca Comencini, “Sono Lillo” di Eros Puglielli, “Romulus II – la guerra per Roma” di Matteo Rovere. Tra gli altri anche “Souvenire d’Italie”, documentario di Giorgio Verdelli dedicato a Lelio Luttazzi, “Self–portrait as a coffee pot” dell’artista William Kentridge e il romanissimo “Er gol de Turone era bono” di Francesco Miccichè.

 

Per quanto riguarda le star che sfileranno sul red carpet per adesso ci sono poche certezze. Questa mattina è stata annunciata la presenza James Ivory. Il regista di “Mr & Mrs Bridge” e “Quel che resta del giorno” sarà premiato con il premio alla carriera e a lui sarà dedicata una retrospettiva all’interno della Casa del cinema. Anche sulla giuria nessuna informazione. “La comunicheremo successivamente”, ha spiegato Malanga. Si sa invece chi saranno i giurati per la premiazione della miglior commedia: Carlo Verdone, Marisa Paredes e Teresa Mannino. “Abbiamo deciso di introdurre anche questo premio perché troppo spesso durante i festival le commedie vengono snobbate”, ha spiegato Farinelli. Si sa anche la giuria che premierà la miglior opera prima. Sarà composta da Julie Bertuccelli, Roberto de Paolis e Daniela Michel.

 

L’altro cinema internazionale offrirà la rassegna “Best of 2022”: una raccolta dei migliori titoli presentati durante i festival cinemografici di quest’anno. Mentre per l’allargamento alla città del festival sono previste proiezioni anche al Maxxi e al cinema Giulio Cesare nel quartiere Prati e in altre 15 sale della città. Al Nuovo Sacher, il cinema di proprietà di Nanni Moretti, il regista curerà una sua speciale selezione dei film presentati durante il festival.

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