È morto Gaspard Ulliel, il giovane Hannibal Lecter

Mariarosa Mancuso

Si sentiva “un vecchio attore”, con l’aria da ragazzino. Era bravissimo e convincente. Se ne va a 37 anni per via di un incidente mortale sugli sci 

Era convincente nei panni del giovane Hannibal Lecter, lasciando indovinare allo spettatore futuri pranzetti di frattaglie umane con fave e chianti (regista: un dimenticatissimo Peter Webber). Lo era altrettanto con gli occhiali vistosi e il papillon che Yves Saint Laurent sfoggiava alla fine delle sfilate, con la faccia felice del giovanotto nato in Algeria che era riuscito a sostituire il maestro Christian Dior (regista Bertrand Bonello; nell’altro film quasi contemporaneo diretto da Jalil Lespert, YSL era il collega Pierre Niney). 


 Era bravissimo, con un nome difficile da tenere a mente (sommato, per i non francesi, a qualche incertezza nella pronuncia). Martin Scorsese lo aveva scelto per lo spot del profumo per maschi Bleu di Chanel: architetture alla “Blade Runner”, ma pulitissime e luccicanti, “Starman” di David Bowie per colonna sonora. Aveva 25 anni, e ancora riusciva a stupirsi per lo sfarzo produttivo, e la rispettose reverenze che tutti mostravano al maestro italo-americano.


Gaspard Ulliel è morto a 37 anni, per un incidente sugli sci, tragica circostanza che ricorda la morte di Natasha Richardson, figlia di Vanessa Redgrave e di Tony Richardson (regista di un memorabile “Tom Jones” che vanta oltre mezzo secolo), nonché moglie di Liam Neeson. Quando gli studios tenevano gli attori sotto contratto – per anni invece che per un solo film – oltre a cambiare i nomi poco amici della memoria, stipulavano assicurazioni e vietavano sport pericolosi.


Figlio di genitori che lavoravano nella moda, fu scelto da André Techiné per il film “Anime erranti”, solita traduzione pomposa per l’originale che diceva “Les égarés”. Insomma, gente smarrita che nel 1940 fugge da Parigi mentre stanno arrivando i tedeschi. La vedova Emmanuelle Béart con i due figli prende la strada dei campi, le strade sono state bombardate. Incontra il sedicenne Yvan – appunto il giovanissimo Ulliel – che si offre di aiutarla. Completamente rasato ha un aspetto sinistro, ma trova una bella casa (abbandonata da ebrei fuggitivi) dove i quattro si rifugiano e vivono per un po’. Seguono sviluppi, è pur vero che sono film difficili da trovare ma non al punto da cedere al cinema raccontato.


A sei anni Garpard Ulliel era stato ferito alla guancia dal dobermann di casa, mentre cercava di farne una docile cavalcatura. Ci scherzerà sopra, niente di meglio per le parti da cattivo, sembrava uno sfregio da gangster (e quando non serve, con luci e trucco sparisce). A 25 anni si sentiva “un vecchio attore” con molta esperienza, ma l’aria da ragazzino non gli consentiva ancora di competere con Romain Duris (“L’appartamento spagnolo” e tutta la serie che per comodità ribattezziamo Erasmus) né con Vincent Cassel. 


Era cresciuto grazie al film made in France di Xavier Dolan (canadese del Québec, per capire “Momma” servivano i sottotitoli, anche al festival di Cannes). “E’ solo la fine del mondo”, anno 2016. La storia di uno scrittore che torna in famiglia dopo 12 anni di assenza, per annunciare che ha pochi mesi di vita (capiamo subito che in salute ne sarebbe volentieri rimasto lontano). Gaspard Ulliel vinse un César come miglior attore protagonista. Dieci anni prima con “Una lunga domenica di passioni” (a fianco di Audrey Tatou e diretto da Jean-Pierre Jeunet) era stato premiato come giovane debuttante. 

 

Uscirà postumo il suo film americano “Moon Knight”. Si era accorta di Gaspard Ulliel anche la Marvel, per conquistare i francesi renitenti ai supereroi.
 

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