Il regista texano Wes Anderson (foto EPA)

I primi “prossimamente” del 2022 per il cinema che tenta di riorganizzarsi

Mariarosa Mancuso

Campione di tempismo Joshua Oppenheimer con “The End”. Tra gli altri il nuovo di Wes Anderson e il dopo Irishmen di Scorsese

Meno perentorie delle liste che hanno chiuso il 2021, arrivano i primi – timidi – “prossimamente” per il 2022. Di questi tempi neanche sappiamo come l’industria del cinema si riorganizzerà, non potendo puntare sulle sale disertate dagli spettatori (le alternative ci sono, e parecchie: ma le uscite contemporanee in sala e in streaming non sono state abbastanza redditizie, e il giocattolo è piuttosto costoso). Guarda nel futuro il sito Criterion, che fiancheggia la più bella collezione di classici del cinema in dvd e ora anche in streaming (se abitate negli Stati Uniti o in Canada). Campione di tempismo Joshua Oppenheimer, con “The End”: una famiglia si chiude in un bunker, ne esce venti anni dopo la fine del mondo. Il regista, che si era occupato finora dei massacri nell’Indonesia anni 60, questa storia post apocalittica ha deciso di girarla in musical. Non si conoscono le ragioni del disastro, ma non sembrano faccende di virus. Ci sarà Tilda Swinton, attrice-prezzemolo dell’anno a venire. Dal rifugio corazzato passerà a “The Killer” di David Fincher, che per far coppia con lei ha scelto Michael Fassbender. Copione di Andrew Kevin Walker: aveva scritto “Seven” e questa volta lavora su una graphic novel di Alex Nolent. Dopo il cinefilo “Mank” in bianco e nero, il regista rivuole il suo pubblico. Su Netflix, naturalmente, che aveva già diffuso la serie “Mindhunter”.

La stangona inglese che “il tempo non può sciupare né l’abitudine guastare” sarà nel prossimo film di Wes Anderson, “Asteroid City”. Poco trapela se non i soliti attori amici da sempre (Bill Murray e Adrian Brody) con molte new entry (Margot Robbie, Matt Dillon, Tom Hanks); ambientazione spagnola a Chinchón, leggiadra cittadina poco fuori Madrid. Tilda ha una parte nel prossimo film di George Miller, regista dello strepitoso “Mad Max: Fury Road”, accando a Idris Elba. La trama riprende la favola dei tre desideri – il più spaventoso racconto dell’orrore mai scritto, sostenne Stephen King commentando la versione intitolata “La zampa di scimmia”. 

Nel tempo libero, Tilda Swinton ha doppiato la fata turchina nel “Pinocchio” di Guillermo Del Toro (film d’animazione, per cambiare). Va detto di passaggio che “Nightmare Alley”, penultimo film del regista, è bellissimo e uscirà nella sale italiane il 27 gennaio con il titolo “La fiera delle illusioni” (salvo ripensamenti sulla data, causa contagi). Sostiene il messicano – facendoci morire di curiosità – che il burattino di Geppetto e la creatura di Frankenstein siano compagni di sventura. Il periodo di latenza cinematografica raddoppia l’offerta: avremo anche la sua miniserie antologica  “Cabinet of Curiosities”, su Netflix. Ormai non è possibile scindere tra sale e streaming, se vogliamo un quadro realistico della situazione.

Martin Scorsese (archiviando, dal nostro punto di vista, “The Irishman” come “tanto rumore per quasi nulla”) ha pronto “Killers of the Flower Moon”, dal romanzo di Eric Roth che a sua volta rielabora un fattaccio di cronaca. Nella contea di Osage in Oklahoma, erano gli anni Venti, furono uccisi ricchi discendenti degli indiani americani che avevano avuto la fortuna di scoprire il petrolio nelle loro terre. Indaga l’Fbi, coinvolgendo il grande capo (appena nominato) Edgar J. Hoover.  Al netto dei supereroi che riscaldano il botteghino, tornano i nuovi film di James Gray e Richard Linklater, entrambi ambientati nel passato. Va fortissimo Don DeLillo, con  il film “Rumore bianco” diretto da Noah Baumbach (nel cast: Adam Driver e Greta Gerwig) e una miniserie tratta da “Libra”. Damien Chazelle – era ora! – racconta in “Babylon” il passaggio tra cinema muto e cinema sonoro.