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La regola di Hitchcock “più è riuscito il cattivo, più è riuscito il film” vale anche per le donne

Mariarosa Mancuso

Arriva la "Crudelia" di Emma Stone. E poi andate a rivedere Rosamund Pike in un paio di film che trovate online. La lista di Empire

Sta arrivando. E anche se non siamo cuccioli dalmata destinati a finire in un pellicciotto tremiamo all’idea. Di un’altra Cruella De Vil – per gli spettatori italiani: Crudelia De Mon, quando i traduttori avevano un po’ di fantasia – che abbandoni il paradiso dall’animazione per un film in live action (carne, ossa, pelle, pelame, e tanto lavoro al computer). Nel 1961 gli spettatori erano così svegli e dotati di immaginazione da tremare per la sorte dei “101 Dalmatians” – titolo del romanzo e del film uscito dalla factory di Walt Disney, per gli spettatori italiani “La carica dei 101” – anche se le bestiole a pois erano disegnate. Era disegnata in tutto il suo splendore anche la crudele Cruella, che fumava di continuo e insolentiva chiunque fosse al suo servizio, guadagnandosi il 39esimo posto nella classifica delle stronze del cinema.

   

La nuova “Crudelia” – questo il titolo del film, uscita prevista a fine maggio – sarà diretta dall’australiano Craig Gillespie (ricordate la pattinatrice Margot Robbie in “Tonya”?). Ha scelto come cattiva bianconera Emma Stone, la ragazza dagli occhi enormi in “La La Land” di Damien Chazelle (anche la bocca è notevole, dovrà trasformarla in un ghigno). A giudicare dal servizio fotografico uscito sull’ultimo numero di Empire ha aggiunto un po’ di rosso al suo guardaroba: alle perle e alle catene Chanel mischia giubbotti di pelle nera, con un retrogusto british stile Vivienne Westwood (la costumista Jenny Beavan ha tra i suoi capolavori, per dire, i retrofuturisti di “Mad Max: Fury Road” diretto da George Miller).

 

Emma Stone non è la prima cacciatrice di dalmata in carne e ossa, ci aveva già provato Glenn Close nel 1996 (poi il bis, “La carica dei 102”) Pur non essendo fan sfegatati del film originale, preferiamo sempre i disegni. Anche se possiamo capire la smania delle attrici per una bella parte da cattiva – e sarà sempre peggio, ora che le donne possono essere solo vittime. Infatti la povera Glenn Close ha rinunciato a tacchi, pellicce, sfarzosi vestiti per fare la nonna white trash in “Elegia americana” (come abbia fatto Ron Howard a girare un film tanto butto resta un mistero).

  

Il mensile Empire aggiunge una lista di cattive che hanno avuto al cinema il loro momento di gloria. La regola di Hitchcock “più è riuscito il cattivo, più è riuscito il film” vale anche per le donne, e con i tempi che corrono bisognerebbe proteggerle più dei noiosi panda, che a furia di proteggerli sembrano stare benissimo. Ne celebriamo un paio, recenti e interpretate dalla stessa attrice, la geniale Rosamund Pike. Prima, Amy Dunne in “Gone Girl” di David Fincher, finta mogliettina felice con un piano, Secondo: “I Care a Lot”, scritto diretto e prodotto dal britannico J Blakeson, caregiver con un piano più astuto che infilarsi nella lista dei vaccinandi. “Gone Girl” è su Netflix, “I Care a Lot” è su Amazon Prime. Buon divertimento.

 

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