Una scena di "Tutti insieme appasionatamente" (Wikimedia commons)

Popcorn

Meno male che ci sono gli inglesi

Mariarosa Mancuso

Da Rocky Horror Picture Show a  Tutti insieme appassionatamente, fino a Fronte del porto e Titanic: “The greatest cinema moments”

Meno male che ci sono gli inglesi. Il mensile Empire ha già fatto uscire il numero di marzo. Bella consolazione, vuol dire che fino a marzo almeno il cinema esisterà (temiamo l’estinzione, come capitò ai dinosauri: grandi grossi e padroni della terra, e poi più niente, scheletri da disseppellire e mettere al museo). La copertina animata sull’app mostra poltrone vuote che lentamente si riempiono: gente che il cinema lo fa ed è stata interrogata su “The greatest cinema moments”. Non i momenti che gli storici e i professori studiano fino a farne poltiglia. Quelli che, come si dice, fanno venire giù il teatro (insomma, la sala). Ha suggerito l’idea Edgar Wright, regista dello strepitoso “Baby Driver”. Aveva rivisto “Attrazione fatale” di Adrian Lyne, e ricordava l’applauso scoppiato al cinema quando Michael Douglas minaccia Glenn Close: “Se ti avvicini ancora alla mia famiglia, ti ammazzo!” (sospendete l’incredulità, era il 1987, e lei aveva appena lessato il coniglietto – vero – della cocca di papà).


Le risposte via Twitter, va detto, non sono tanto interessanti. Molti sobbalzi da film dell’orrore, la tripletta “Seven-Ghostbusters-Hannibal”, l’immancabile “Get Out” di Jordan Peele, capostipite del nuovo “black horror”, gli uomini finalmente nudi (col cappello a protezione del pudore) di “The Full Monty”. Ben Freedman, proprietario del cinema “Prince Charles” vicino a Leicester Square, Londra – “modello per le sale cinematografiche indipendenti”, disse Quentin Tarantino – ricorda “Rocky Horror Picture Show” e “Tutti insieme appassionatamente” con il pubblico in sala che cantava (anche i cinefili hanno un cuore che batte per Julie Andrews).  Steven Spielberg, che per la pandemia ci ha lasciati orfani del suo “West Side Story” (“all dancing all singing all Puerto Rican”) ricorda “Lawrence d’Arabia”, visto in un cinema che lo proiettava in stereo a 70 millimetri. Rimase affascinato dal deserto, ricorda la platea attentissima che si era dimenticata pure di accendere le sigarette (sì, c’era gente che fumava al cinema, e i ragazzini presenti – incredibile – sono sopravvissuti).

 

George Miller – di anni 75, sta lavorando a “Furiosa”, il prequel di “Mad Max: Fury Road” previsto per il 2023 – ricorda “Fronte del porto” con Marlon Brando. Bong Joon-ho, il regista di “Parasite” ricorda Jodie Foster nella luce verdolina del visore notturno (“Il silenzio degli innocenti”) e la scena di “Alien” con il mostro che sbuca dal petto di John Hurt. Greta Gerwig dice di aver pianto tanto con le sue amichette guardando “Titanic”. Come un bel po’ di ragazze, le altre cercavano di conservare gli occhi asciutti per ammirare la rapinosa bellezza di Leonardo DiCaprio. Ricordiamo una proiezione pomeridiana, e il sospiro languido che si levò dalla platea quando l’attore appare in smoking con cravattino (entrambi prestati) per cenare con Kate Winslet.

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