“An American Pickle” e l'esordio di hbo max

Ricordate Seth Rogen, l'attore che fece arrabbiare Kim? E' caduto nella salamoia

Nel 2014 aveva fatto infuriare i coreani con “Interview”, diretto assieme al complice Evan Goldberg. Kim Jong-un gli aveva dato del gangster. Ora è il protagonista di “An American Pickle”

Mariarosa Mancuso

Ricchezza (e povertà). “Lavorando e risparmiando spero di riuscire a diventare ricca” – dice la moglie al marito, mentre fissano l’orizzonte immaginando il futuro. “Quanto ricca?” chiede lui. “Abbastanza per potermi pagare una lapide sulla tomba”. E’ il trailer di “An American Pickle”, primo film del regista Brandon Trost e primo film prodotto da Hbo Max, la piattaforma streaming di Hbo (da ieri, solo per gli spettatori americani). Fa un certo effetto vedere che la contadina dell’est Europa, nel secolo scorso, ha la faccia della rossa Sarah Snook, miliardaria nella serie “Succession”. Ma finché recitare – nel senso di “impersonare qualcun altro” – non sarà vietato sono cose che succedono.

  

“Schlupsk 1919”, dice la scritta. Gli sposini Greenbaum – lui ha i genitori ammazzati dai cosacchi, lei pure – hanno il loro sogno americano. Proprio come il topo nel film d’animazione diretto da Don Bluth per la Disney – “Fievel sbarca in America” – ambientato 25 anni prima e zeppo di stereotipi nazionali (la serie delle cose che si potevano fare, e oggi già a dirle sembrano assurde si allunga: stanno passando i loro guai anche “Gli Aristogatti”). Herschel Greenbaum trova lavoro a New York, in una fabbrica di sottaceti. Il sogno di potersi pagare una lapide al cimitero sembra realtà.

  

Cade nel barile della salamoia – “pickle” sono i cetrioli in barattolo, il titolo potrebbe essere “Un sottaceto americano” – e si risveglia cento anni dopo perfettamente conservato, lunga barba e tutto quanto. Scopre di avere un pronipote, Ben Greenbaum, tale e quale a lui, solo la barba più corta. L’attore è sempre Seth Rogen, il bamboccione che in “Molto incinta” di Judd Apatow non sapendo che altro fare con i bambini al parco lancia un bastone da riporto, come si fa con i cani. Con sprezzo del pericolo, nel 2014 aveva fatto infuriare i coreani con “Interview”, diretto assieme al complice Evan Goldberg. Kim Jong-un gli aveva dato del gangster, qualche giorno dopo la Sony era stata messa sotto attacco da hacker coreani. Tra le altre faccende, venne fuori qualche interessante pettegolezzo, per esempio sullo scarso talento registico della ragazzina viziata Angelina Jolie (parola dei suoi produttori).

  

I due Greenbaum hanno idee diverse sulla vita, la religione, il rispetto dovuto agli antenati. Seth Rogen ha trovato in famiglia parecchio materiale per la sceneggiatura, i suoi antenati emigrarono dall’Ucraina in Canada. Il resto viene da un racconto (autobiografico, va da sé) di Simon Rich uscito nel 2013 sul New Yorker, con il titolo “Sell Out”. Il vecchio Greenbaum chiede al pronipote che mestiere fa, e il giovanotto risponde “lo script doctor”. Ovviamente al bisnonno ebreo interessa solo il “doctor”, tutto gongolante per la rispettabile nonché redditizia professione. Quando capisce che il pronipote aggiusta, malpagato, copioni noiosi inventando battute rimane malissimo. Nel film, il Greenbaum redivivo scopre le meraviglie di Alexa e del Sodastream. “Mio padre era andato in guerra molto giovane”, ricorda Seth Rogen che ha fatto le scuole ebraiche e come un bravo ragazzo ebreo ha frequentato anche i campeggi estivi (non si scorda mai quello intitolato a Theodor Herzl, incubo giovanile raccontato da Ethan Coen in uno dei racconti usciti con il titolo “I cancelli dell’Eden”). Continua: “Non era impressionato dai miei successi a Hollywood. Era più colpito dalla possibilità di rubare dai ristoranti McDonald’s un mucchietto di tovaglioli di carta”. Nel film, i poster di David Bowie che il giovanotto ha in casa vengono scambiati dal vecchio per le foto dei genitori. Papà e mamma, a seconda dei travestimenti.

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