
La locandina di "Tolo Tolo"
Le sulfuree penne del Mondo di Pannunzio lodarono la fatica di Checco Zalone
Come la sinistra anni 50 e 60 avrebbe dibattuto di “Tolo Tolo”
-
La nuova vita del re Zalone
-
L'Italia rovesciata di Zalone
-
Il tamarrismo disvelatore di Checco Zalone spiegato dal produttore che lo ha lanciato
-
Trollo Trollo
-
La sublime leggerezza con cui Zalone ridicolizza un'Italia rincitrullita dal virus del salvinismo
-
Così la Sicilia svolazzava con frivolezza sulle tragedie del Novecento
Nel riassumere per i nostri lettori la polemica in corso, ci limiteremo a dar loro i ragguagli essenziali. Sul “Contemporaneo”, Carlo Salinari ha festeggiato il passaggio di Checco Zalone dal neo-realismo più angusto al grande realismo socialista invocato da Lukács. Pochi giorni dopo però, su “Società”, Carlo Muscetta ha replicato osservando che l’eroe positivo risulta nella storia troppo “edulcorato”: secondo il critico di Avellino, per andare incontro a un gusto borghese l’autore avrebbe rinunciato a demistificare i riflessi pervasivi dello schiavismo imperialista, approdando a esiti consolatori e “meramente comico-idillici”. Quanto a Franco Fortini, nel suo tempestivo saggio “Lo zalonismo” ha rincarato la dose fustigando l’“illusione che nella attuale fase politico-economica italiana, romanzo e film possano svolgere una funzione ‘progressista’ e ‘popolare’ che non sia di retroguardia, illusione che nasce dalla indebita trasposizione nel nostro tempo della funzione progressista esercitata dalla letteratura nazional-popolare in una fase ormai tramontata della borghesia”.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE