“Piccole donne” di Greta Gerwig ha un cast sensazionale

Negli Stati Uniti sarà il film di Natale, da noi arriverà a fine gennaio

Mariarosa Mancuso

Negli Stati Uniti sarà il film di Natale (da noi arriverà a fine gennaio, dopo che tutti i cine-panettonari si saranno sfogati, ogni anno la pattuglia cresce e si moltiplica come le amebe). “Piccole donne” di Greta Gerwig – al netto dell’antipatia che la regista si è tirata addosso disconoscendo il lavoro con Woody Allen “Un giorno di pioggia a New York”, prossimamente su questi schermi, per una volta l’Italia è più avanti – ha un cast sensazionale. Per le sorelle March e per tutto il contorno.

       

Jo è Saoirse Ronan. Meg è Emma Watson (già criticata su Internet per l’accento poco americano). Amy è Florence Pugh: era in “Midsommar” di Ari Aster, la fidanzata che non capisce di essere stata mollata e si ritrova tra svedesi dediti ai sacrifici umani. Beth è Eliza Scanlen, vista alla Mostra di Venezia nel molto riuscito “Babyteeth” di Shannon Murphy (ma siccome le giurie son femministe solo a parole, la coppa Marcello Mastroianni per la giovane promessa l’ha vinta il suo partner Toby Wallace). Zia March è Meryl Streep: già nel trailer ribadisce che una ragazza può non sposarsi solo se nasce dannatamente ricca. Intanto l’editore ha già chiarito a Jo – la ribelle che scrive romanzi, di gran lunga la preferita tra le lettrici – che una ragazza dentro una storia, non importa se inventata, prima del “the end” deve andare in sposa. Se no i lettori fuggono (e comunque gli editori non pubblicano).

   

Timothée Chalamet, Laura Dern, Louis Garrel sono della partita (bravi, bravissimi, ormai non c’è regista che non trovi per loro un ruolo-gioiello). Era notevole anche il cast del film diretto da Gillian Armstrong nel 1994, terzo adattamento del romanzo di Louisa May Alcott al cinema, e primo diretto da una regista. Claire Danes al debutto, Winona Rider che aveva l’ambitissimo ruolo di Jo March, Susan Sarandon, Gabriel Byrne, Christian Bale. Gran successo di critica e di pubblico: costato 18 milioni di dollari, ne incassò quasi cento (oggi sarebbero circa 165) e dimostrò che i film con le ragazze non sono veleno per il botteghino. In attesa della nuova versione, il New York Times raccoglie aneddoti e curiosità sul vecchio film (si chiama “storia orale”, la fanno anche gli storici).

  

Meg era un’attrice portoricana, Trini Alvarado, segno che già allora si cercava di colorare un po’ il cast. E “Piccole donne” va considerato patrimonio dell’umanità. Fa eccezione la ridottissima parte di umanità che non ama il romanzo alla follia. Siamo in buona compagnia, con noi c’è anche Louisa May Alcott: non aveva tanta voglia di scrivere un libro per ragazze, e aveva dato al manoscritto lo stesso soprannome affibbiato alla propria tribù, che stentava la vita sperando di farlo con dignità: “The Patetic Family”. Preferiva scrivere thriller: “Un lungo fatale inseguimento d’amore” le ha procurato gli applausi – postumi – di Stephen King.

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