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La Festa è stata Festa

Mariarosa Mancuso

Affollati gli Incontri ravvicinati e i premi alla carriera. Code e applausi fanno venire il sospetto che alle nuove generazioni gli attori e i registi interessino più dei film

La Festa è stata Festa. Affollati gli Incontri Ravvicinati (copyright Antonio Monda) e i premi alla carriera – con Cate Blanchett, Sigourney Weaver e Isabelle Huppert, giusto per fare un po’ di femminismo militante. Raddoppiato l’incontro con Martin Scorsese, che ha ribadito il suo grande amore per il cinema italiano anche presentando la versione restaurata di “San Michele aveva un gallo” di Paolo e Vittorio Taviani. (E noi sempre a tormentarci con la stessa Grande Domanda: come può Scorsese portare tanta ammirazione ai fratelli Taviani, se i film di Scorsese ci piacciono così tanto, e i film dei fratelli Taviani così poco?).

  

Le code e gli applausi fanno venire il sospetto che alle nuove generazioni – erano loro in fila per entrare, ed era divertente ascoltarli, nascono già imparati con il gergo da piccoli cinefili – gli attori e i registi interessino più dei film. Meglio la chiacchierata della proiezione. Meglio l’esperienza diretta e il commento rispetto alla nuda realtà delle immagini su pellicola (si fa per dire, del resto sul computer abbiamo ancora l’icona del floppy disk rottamato da anni). Meglio il calore umano e intellettuale – o anche i retroscena e i segreti di lavorazione – dell’opera compiuta.

  

Parlando di film proiettati, dopo “Se la strada potesse parlare” di Barry Jenkins (il regista premio Oscar per “Moonlight”, due anni fa all’Auditorium) sono arrivati altri titoli sui fratelli neri. “Monsters and Men” di Reinaldo Marcus Green racconta un afroamericano ucciso dalla polizia, attraverso le vite di tre testimoni: il ragazzo che ha filmato la scena, un poliziotto di quartiere, un giovanotto che sta per entrare nella squadra di baseball. “Green Book” di Peter Farrelly ruba il titolo a “The Negro Motorist Green Book”: guida di viaggio per chi negli anni Sessanta cercava locali e alberghi non razzisti, fa da sfondo alla storia vera di un musicista nero e del suo autista italoamericano. Assieme al fratello Bobby Farrelly, Peter aveva diretto “Tutti pazzi per Mary”: è la terza conversione in questa festa di Roma, dopo Eli Roth verso il film per famiglie e David Gordon Green verso l’horror.

  

Torna il divertimento (grottesco) con “American Animals” di Bart Layton. Era suo “L’impostore”, magnifico documentario su un giovanotto che si fingeva maltrattato e rubava identità (fino a farsi adottare). Anche qui abbiamo una storia vera: il furto di rari volumi in una biblioteca universitaria del Kentucky. Dilettanti allo sbaraglio: godiamo la ricostruzione del colpo, e le interviste ai veri rapinatori, più o meno pentiti.

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