Quasi nemici

Yvan Attal, con Daniel Auteuil, Camélia Jordana, Yasmin Houicha, Yvonne Gradelet

Mariarosa Mancuso

Due film francesi, in sala a distanza ravvicinata, celebrano il gusto per la parola e l’arte della retorica: forse vogliono dirci qualcosa. “A voce alta” di Stéphane De Freitas è uscito a settembre, “Quasi nemici” esce adesso, entrambi paiono catapultati qui da un altro mondo. Non il mondo in cui si organizzano gare di dibattito, che esistono anche in Lombardia, promosse dall’Associazione We Debate, con un tocco di buonismo stonato: fuori dal paese delle maestre democratiche l’accento non sta sul “dialogare” ma sul “convincere”. Un mondo con studenti che assistono alle lezioni senza lo smartphone in mano, che prendono appunti al computer, che a un cenno del professore tacciono, che credono fermamente nell’ascensore sociale chiamato Università.

 

 

In “A voce alta” le ragazze avevano quasi tutte il velo, i maschi esibivano felpe e tatuaggi da rapper. Uno dei dibattiti di “Quasi nemici” verte appunto sul tema: “L’abito fa il monaco?”. Si fronteggiano il giovanotto di buona famiglia che va di colpi bassi (“Una scimmia ben vestita resta una scimmia”) e la ragazza della banlieue redarguita perché secondo il professore ha un abbigliamento più adatto alla palestra che alla facoltà di Legge. Siccome il professore ha una pessima fama, per dimostrare che non ha sgridato la fanciulla per puro razzismo gli impongono di allenarla per la gara di dibattito. La parte migliore (di questo film come di “A voce alta”) sono gli esercizi pratici. Parlare con una biro tra i denti, o declamare l’orazione funebre del Giulio Cesare di Shakespeare in metropolitana. Appena scatta il “Sono venuto a seppellire Cesare, non a lodarlo…” due passeggeri fricchettoni si danno di gomito: “Parla come il signore degli anelli”. Per la teoria, torna utile “L’arte di ottenere ragione - Esposta in 38 stratagemmi” di Arthur Schopenhauer (Adelphi). Modernissimo l’insulto, per chi non va al dunque e si perde in giri di parole inutilmente ricercate, diciamo per capirci da avvocato napoletano: “Parli come un autista di Uber”. Quando chiedono al cliente: “Mi permette signore di disturbarla per sapere quale genere musicale gradirebbe ascoltare durante il tragitto?”.

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