Asia Argento, Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow e Rosanna Arquette, tra le star che hanno denunciato Weinstein (foto LaPresse)

Lo stupro è una cosa, ma la “polizia del quotidiano” per legge è una minaccia

Giuliano Ferrara

La delazione della miseria sessuale degli altri è il più assurdo degli assurdi

Arriva in Francia la “polizia del quotidiano”, di forte risonanza orwelliana. Il ministro Marlène Schiappa, delle Pari opportunità, chiede che tutte le donne diano una mano per elaborare una nuova legge repressiva: le donne, nuova fonte del diritto eguale. Le molestie sono denunciate a ondate sui media e i social, dilaga con inaudita violenza verbale l’immagine del porco, fino a ieri ordinaria e potenziale, deprecabile presenza nei luoghi di lavoro, nel metrò, per la strada. Il fenomeno, sulla scia del caso Weinstein, ha un’aria di brutale incontrollabilità, si moltiplicano gli appelli alla galera via delazione sociale. Il privato è finalmente politico, di più, diventa oggetto di politica criminale, tutto si ingarbuglia in un amalgama antimaschile.
Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, è comparso ieri sugli schermi televisivi per ritrattare quanto aveva appena detto in un’intervista. Denuncerebbe molestie sessuali di cui è a conoscenza? “No”, aveva replicato tosto, “mai, non fa parte della mia cultura, la denuncia”. Autocritica conseguente, con faccia pallida di fantasma, aria triste e compresa: “Mi sono espresso male e me ne scuso. Molte donne sono vittime in Francia di molestie, di questo avrei dovuto parlare e non della mia preoccupazione di fronte al termine denuncia”. Woody Allen alla Bbc era appena incappato nella stessa distretta, gli spiaceva per le povere donne umiliate, ha detto, ma bisogna evitare una caccia alle streghe, modello roghi di Salem. Ha dovuto rettificare ben bene, e in fretta.

 

Finché si tratta di sloggiare Shakespeare in effigie, perché uomo bianco di un tempo colonizzatore, vabbè, ma ora il politicamente corretto arriva tra noi nel quotidiano, nella vita privata, e ci irregimenta come forse mai prima era avvenuto. Dopo i fatti di Colonia, quando qualcosa di strano era avvenuto nelle strade, e molte denunce di molestie a carico di immigrati del medio oriente contro ragazze tedesche in festa per il capodanno avevano scombussolato i notiziari di tutto il mondo, uno scrittore algerino, Kamel Daoud, era stato massacrato in pubblico, stigmatizzato come si dice, per aver scritto che alla base di quei comportamenti, su cui peraltro pesa ancora il sospetto di un trattamento sensazionalistico (vabbè), c’era un elemento di tristezza legato alla “miseria sessuale del mondo arabo”. Repubblica, Le Monde e il New York Times avevano pubblicato o ripreso il testo del vincitore del premio Goncourt primo romanzo, ma la cosa non era piaciuta agli islamofili, che sono tanti e ben organizzati. Ora gli stigmatizzatori di Daoud, che già lo avevano dannato per non aver richiamato ineguaglianze e discriminazioni a carico delle donne in occidente, saliranno sul patibolo per mettere alla gogna il ministro Le Maire e Woody Allen per non essere stati chiari sulla miseria sessuale del mondo di hollywood e in genere del mondo maschile occidentale.
La delazione può essere una tragica necessità in una Repubblica bene ordinata, per esempio in materia di terrorismo. Introdurla come principio morale assoluto nella vita privata potrebbe avere i suoi costi. In genere io non so alcunché delle vite degli altri (amici, colleghi), in particolare in materia di seduzione, corteggiamento, amorazzi, ed eventuali disturbi della buona condotta e del rispetto della dignità femminile (o maschile: non posso forse molestare un maschio?); ho contezza di qualche pettegolezzo, succede, e magari ne faccio, ma con un certo pudore, anzi, con vergogna il più delle volte. Sapessi di uno stupro, andrei dal magistrato, certo. Ma per il resto, chi e come la chiede, chi e come la dà, eviterei di impicciarmi. E non mi sentirei per questo un delinquente sociale, un omertoso, un mafioso. Mi sento al contrario una persona fastidiosamente dabbene.

 

Ma è finita. Il commentariato e l’opinione pubblica statistica, quella tuìtteristica di #balancetonporc e altri inviti a “parlare”, ha deciso che devo osservare le vite degli altri, spuntare eventuali segni di scorrettezza nelle relazioni tra i sessi, e mostrarmi sempre pronto a individuare una molestia e a chiederne conto in giustizia. Il mondo vagola tra un assurdo e l’altro, ma questo mi sembra il più assurdo degli assurdi.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.