Serviva davvero un nuovo film su un gruppo di supereroi?

Stefano Priarone

Domani esce il film Justice League, diretto da Zack Snyder. I protagonisti sono tutti i più famosi personaggi della DC Comics. La sfida continua alla Marvel

"Martin disse che aveva notato che uno dei titoli pubblicati dalla National Comics sembrava vendere più della maggior parte degli altri titoli. Era un fumetto intitolato Justice League of America ed era composto da un team di supereroi. ... 'Se la Justice League vende', lui disse, 'perché non facciamo un fumetto che comprende un team di supereroi?'". Così Stan Lee racconta le origini dei Fantastici Quattro nel 1961; la serie, creata da Lee, all’epoca redattore capo (Martin è Martin Goodman, l’editore), con il grande disegnatore Jack Kirby, dà vita al cosiddetto Universo Marvel (seguiranno Spider-Man, Iron Man, Thor, Hulk, X-Men e così via) e nasce quindi su imitazione della DC Comics (all’epoca National).

 

Ma se i Fantastici Quattro è un super gruppo, la Justice League (il termine “lega” non ha una connotazione politica, ma sportiva, al pari di NBA o la NFL) è tecnicamente un “team-up group”, un gruppo cioè formato da personaggi già noti, come Superman, Batman, Wonder Woman, il signore di Atlantide, Aquaman, il superveloce Flash o il poliziotto galattico Lanterna Verde. Il vero equivalente della Justice League per la Marvel sono i Vendicatori (Avengers). E infatti al cinema dopo i vari film su Iron Man, Thor, Capitan America e Hulk nel 2012 è arrivato “Avengers”, scritto e diretto da Joss Whedon, creatore della serie tv “Buffy the Vampire Slayer”.

 

 

Con Justice League, diretto da Zack Snyder nelle sale da domani, la Warner (proprietaria della DC) fa la stessa operazione, ma con due svantaggi: arriva in notevole ritardo sulla Marvel (posseduta dalla Disney) e i film precedenti da “L’uomo d’acciaio” a Batman v Superman a Wonder Woman erano stati piuttosto deludenti. I non eccellenti precedenti hanno portato cambiamenti. E così il tono di Justice League è più marvelliano, anche se per eventi non prevedibili all'inizio dei lavori: il film infatti è stato in parte rigirato e riscritto a causa dell'abbandono di Snyder per la morte della figlia e all'arrivo, come coregista e cosceneggiatore, di Joss Whedon, che aveva lasciato la Marvel per divergenze creative dopo aver scritto e diretto i primi due Avengers.

 

Un capovolgimento, non solo cinematografico. Il fumettista Leo Ortolani qualche anno fa aveva disegnato due vignette che contrapponevano benissimo i film DC e quelli Marvel: i primi sono “soffertoni”, con i personaggi che sembrano penitenti in pellegrinaggio a un santuario mariano, i secondi sono “frifrì”, con i personaggi che sembrano impegnati a fare un classico trenino a una festa (lo si vede anche nel recente, molto ironico Thor: Ragnarok). 

 

Un capovolgimento che è novità cinematografica, ma che ripete in sal quanto spesso accaduto nel fumetto, tanto che il cattivo del film è il malvagio alieno Steppenwolf, creato nel 1972 da Jack Kirby che aveva lasciato la Marvel per litigi con Stan Lee. Negli anni Ottanta poi è accaduto che il Batman cupo e violento di Frank Miller e il Superman rivitalizzato di John Byrne sono stati opera di autori sbocciati in casa Marvel e poi passati alla concorrente DC.

 

E Whedon “marvellizza” il film con ampie dosi di ironia e citazionismo.

 

La storia ricorda molto il primo Avengers con un pizzico del Signore degli Anelli.

Con la morte di Superman in Batman v Superman minacciosi alieni guidati da Steppenwolf (nessun legame con l’omonima band) invadono la terra con l’obiettivo di riunire tre Scatole Madri (che sembrano gli anelli di Tolkien) e rendere la terra un luogo infernale. Batman (Ben Affleck) e Wonder Woman (Gal Gadot) devono riunire una squadra di eroi per fermarlo. 

 

Un trama nella quale regista e coregista però inseriscono alcune novità. Whedon sa che nell’immaginario comune Aquaman non è un cupo signore dei mari ma uno sfigato che parla con i pesci come nella serie animata degli anni Settanta-Ottanta I Superamici (in pratica erano la Justice League of America, ma con nome cambiato, siamo nell’America disillusa post sconfitta del Vietnam). E così Jason Momoa diventa un Aquaman rude guerriero (come la sua incarnazione nei fumetti degli anni Novanta scritti da Peter David) con ben poco in comune con la controparte animata. 

 

Per gli altri protagonisti novità e tradizione invece si fondono. Gal Gadot è bellissima e regale come Wonder Woman, una vera Amazzone: lo era già nelle precedenti apparizioni ma qui in più ha delle battute decenti. Cyborg (Ray Fisher) con il potere di controllare e fondersi con la tecnologia, sarà pure in quota minoranze (è afroamericano), ma è abbastanza interessante. Come già in “Buffy” Whedon ha bisogno di “giullare”, un battuti sta brillante e citazionista, nella serie lo era Xander Harris, l’amico della cacciatrice di vampiri, qui il suo Xander è il velocista Flash (Ezra Miller). Flash confonde est e ovest, sembra un nerd capitato per caso fra supereroi e così commenta, citando il romanzo di Stephen King, il tentativo dei Buoni di far tornare in vita Superman (qualcuno credeva che sarebbe restato morto?): “Tornerà stile rimpatriata fra amici o stile Pet Sematary?”. Poco importa che il personaggio non sia così (su Fox è in onda la serie tv di Flash con un protagonista molto serio): gli eroi della DC, più di quelli della Marvel, possono avere diverse interpretazioni.

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