Il cast e il regista di “120 battements par minute”

Cannes 2017 non verrà ricordata per i suoi capolavori

Mariarosa Mancuso

I premi però bisogna darli. Chi sono i favoriti per la Palma d'oro?

Settanta, e un po’ li dimostra. A riprova che i Festival possono promettere bene e mantenere malissimo - basta che i venerati maestri inciampino e le new entry deludano - Cannes 2017 non verrà ricordata per i suoi capolavori. Più per le gigantesche fioriere di cemento anti-camion, per i metal detector, per le code interminabili e i conseguenti ritardi (del resto, se chi porta al collo il badge dei vip - garanzia di entrata sicura anche all’ultimo momento - si piazza un’ora prima dell’inizio davanti ai cancelli, che devono fare i meno fortunati? arrivano due ore prima, e poi due ore e mezza prima, e via così). Anche per la signora che, vedendosi sequestrare dalla sicurezza un profumo Chanel, decise di non consegnarlo al nemico e lo spruzzò su chiunque fosse a tiro, metal detector compresi.

     

I premi però bisogna darli, e il favorito per la Palma d’oro sembra “120 battements par minute” di Robin Campillo. Melodramma (alla fine) e attivismo contro le case farmaceutiche (all’inizio) con l’Aids sullo sfondo; negli anni 90, quando ancora non c’erano cure. Non è detto però che tanto sangue - finto, per la guerriglia, anche la Senna si colora di rosso - e tante sofferenze siano piaciute al libertario (una volta) e guerrigliero di retroguardia (oggi) Pedro Almodovar. Esce nelle sale francesi il 23 agosto, sarebbe in regola con le norme anti-Netflix. E volendo premiare per l’edizione numero 70 un film francese questo è l’unico presentabile. “L’amant double” di François Ozon e “Rodin” di Jacques Doillon incarnano uno il peggio del cinema d’autore (con il porno artistico, per dire le nostalgie anni 70) e l’altro il peggio delle biografie d’artista.

     

Secondo nella classifica dei palpabili, il gelido “Loveless” del russo Andrey Zvyagintsev (fu Leone d’oro a Venezia con “Il ritorno”). L’altro russo - “La mite” di Sergej Loznitsa - crolla miseramente a mezz’ora dalla fine, dopo due ore magnifiche (ma i bravi registi non hanno qualcuno che gliele dica, queste cose? e i direttori di festival, non potrebbero dare qualche consiglio?). Michael Haneke con “Happy End” è spiaciuto anche ai fan (e noi sulla riva del fiume abbiamo visto passare il cadavere del nemico).

    

Per gli attori e le attrici sarebbero ben dati due premi collettivi. I maschi di “120 battements par minute”, uno più bravo dell’altro. Le femmine di Sofia Coppola in “The Beguiled”, “L’inganno” sarà il titolo italiano (esce il 14 settembre). “The Meyerowitz Stories” di Noah Baumbach ha purtroppo il marchio della colpa: una N rossa cucita sul petto. Qualcosa dovrebbe andare a “The Square” di Ruben Ostlund, che rappresenta perfettamente Cannes 2017. Il direttore di un museo, intervistato da una giornalista, non riesce a spiegare le sue scelte. Nelle sale del museo, sono esposti mucchietti di ghiaia spacciati per opere sublimi di arte contemporanea.