La Grande bellezza ratzingeriana

Michele Masneri

Principesse in motorino e scarpe forse di Prada. La Roma di Benedetto XVI non era solo dispute dottrinarie e summe teologiche, c’era pure chi si divertiva parecchio (a modo suo)

La Roma ratzingeriana, andrebbe ricordato per tirarsi su dai lutti, non era solo dispute dottrinarie e summe teologiche, c’era pure chi si divertiva parecchio (a modo suo). Nella frizzante capitale post Giubileo, zeppa di occasioni e non depressa come quella di oggi, Alessandra Borghese, nipote di Papa Paolo V, e Gloria Thurn und Taxis, feudataria di Ratisbona, imperversavano tra Tevere e Oltretevere divenendo elemento fisso del panorama sociale di quella Dolce vita o Grande bellezza postconciliare. Scrissero anche libri, insieme e separate:  “Noblesse oblige. Le nostre buone maniere dalla A alla Z”, 2001; “Con occhi nuovi, storia della mia conversione”, 2004, “Sete di Dio”, 2006; “Sulle tracce di Joseph Ratzinger”, 2007, “Aplomb vaticano” (raccolta di una serie di rubriche che avevano a oggetto proprio estetica papale), 2012; “Buongiorno monsignore” (2013).

Dama dell’Ordine di Malta, esperta di  relazioni pubbliche e d’arte, Borghese fu consigliera speciale del sindaco Francesco Rutelli per la cultura e il turismo durante la preparazione del gran Giubileo, e Rutelli la mise pure in una lista civica di talent del centro storico (già soprannominata “lista Beautiful”, non si diceva ancora Ztl. La principessa prese 391 voti). Separata da un Niarchos, già con Ratzinger cardinale organizzava ambitissime messe di gala (un format che non conosce crisi a Roma), come quella di Natale a S. Maria Maggiore, o a S. Maria in Aracoeli celebrata proprio dal cardinale, o quella dell’ ultimo Corpus Domini, rigorosamente in latino col gregoriano dei seminaristi uber-tradizionalisti di Ecclesia Dei nella chiesa di Gesù e Maria, proprio di fronte al Circolo degli Scacchi (e non della Caccia, nel palazzo ex di famiglia).

E pare che conobbe il futuro Papa proprio per una di queste messe top di gamma. “Nel 1998. Alla Congregazione per la Dottrina delle Fede”, ha raccontato a Vittorio Zincone. “Volevo organizzare un concerto del coro di Ratisbona, diretto da suo fratello, nella Basilica dell’Ara Coeli. Ci tenevo a coinvolgerlo. Entrò nella stanza dove lo aspettavo con passo leggerissimo. Silenzioso. Io ero già una sua ammiratrice. Avevo divorato il suo libro ‘Il sale della terra”. Nasce un’amicizia e anche una consulenza stilistica: Borghese e Thurn und Taxis sono sospettate essere le mandanti di certi outfit del Santo Padre che destarono perplessità: camauri, pelliccette di ermellino, faldistorii, infule. Babbucce scarlatte (si disse di Prada, ma l’azienda smentì. Era artigianato più di nicchia. “Insieme con le sorelle benedettine di Rosano, abbiamo confezionato per il Santo Padre una mitria stupenda con decorazioni d’oro” disse la principessa). In quegli anni nasce anche la leggenda del motorino. Se Rutelli sfreccia per Roma in SH (novità assoluta per i tempi), le due papa girls  imboccano in Vaticano in scooterone. Dopo un dibattito a palazzo Colonna il Papa “salito sulla sua Mercedes blu, disse all’autista Alfredo di accostarsi al mio motorino (su cui stavo andando con Gloria Thurn und Taxis), per farci cenno di seguirlo. Dopo qualche minuto eravamo a tavola, nella Domus Santa Marta”, raccontò ancora donna Alessandra. Seguono poi i compleanni di don Georg a Castelgandolfo (celebre quello per i 50 anni) e altri rinfreschi.

Oggi Alessandra Borghese vive prevalentemente a Parigi, secondo Dagospia con la compagna e la figlia. Più avventurosa la storia di Gloria Thurn und Taxis, detta anche ai tempi d’oro “Prinzessin TNT”, come l’esplosivo (soprannome coniato da Bob Colacello). Sposò giovanissima il ricchissimo e molto fluido principe Thurn und Taxis, della prosapia che inventò e gestì il servizio postale nell’impero asburgico (da cui i taxi odierni) fino a diventare uno stato nello stato (infatti: altezze serenissime). Celebri i tre giorni di festa per i 60 anni di lui con torta ricoperta di peni di marzapane. Poi, per la serenissima, educazione sentimentale a New York, Studio 54, Bianca Jagger e Donald Trump, due volte da Letterman, una specie di Cindy Lauper capelli blu e titolatissima. “Il cattolicesimo è una religione molto sensuale, dove la carne e l’anima sono compatibili”, ha detto. “Così bere, fare festa e divertirsi sono parte della religione”. Oggi, piissima, presenzia ai vari family day in giro per il mondo, tra cui il Congresso mondiale delle famiglie a Verona del 2019 tra Pillon e Meluzzi e Meloni. Ha fatto molto anche per la sua, di famiglia, soprattutto per le finanze, ristrutturando abilmente l’impero abbastanza disastrato ereditato alla morte del marito. Oggi floridissimo, passerà al figlio, campione di rally e teologo. In città i Thurn allignano accanto al palazzo del Grillo, quello dell’“io so io” (ah, la Roma papalina). Ma la casa di famiglia è ancora Schloss St. Emmeram, il palazzo di Ratisbona che, parole sue, “fa sembrare Buckingham Palace una capanna”. 

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).