Sulla sessualità anche la riflessione cattolica si ferma a impostazioni riduttive

Livio Melina

Di che cosa ci parla l’eros? A che cosa ci conduce? Indagando un enigma che si è fatto sempre più fitto. Un libro di Alberto Frigerio

Pubblichiamo la prefazione a “L’enigma della sessualità umana”, il libro di Alberto Frigerio edito da Glossa ( XIV-220 pp., 25 euro). Alberto Frigerio, presbitero della diocesi di Milano, è laureato in Medicina e chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e ha conseguito un master in Neuroscienze a Edimburgo e la licenza e il dottorato in Teologia del matrimonio e della famiglia presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II a Washington e Roma. E’ professore di Etica della vita all’ISSR di Milano. 
 


     

La chiave scelta dal volume di Alberto Frigerio per parlare della sessualità umana è quella dell’“enigma”. Il che rimanda immediatamente a Paul Ricoeur e al suo celebre saggio del 1960 sulla meraviglia, l’erranza e l’enigma. Egli notava che “la sessualità resta nel suo fondo impermeabile alla riflessione e inaccessibile al controllo umano… Finalmente, quando due esseri si stringono, non sanno ciò che fanno, non sanno ciò che vogliono, non sanno ciò che cercano, non sanno ciò che trovano. Che significa questo desiderio che li spinge l’uno verso l’altra?”. Per questo la sessualità non può essere riassorbita perfettamente nel concetto e neppure risolta adeguatamente nell’etica, essa implica in sé qualcosa di sacro, e può essere rappresentata solo simbolicamente. Essa rivela qualcosa del mistero dell’essere stesso e introduce ad esso.

Di che cosa ci parla l’eros? A che cosa ci conduce?

Nel frattempo, però, l’enigma si è infittito, ma è stato anche purtroppo tragicamente banalizzato, diventando un rebus inestricabile, per lo sconvolgimento culturale che ha investito le forme che la sessualità ha assunto nel vivere comune, a partire dalla “rivoluzione sessuale”. Essa, fin dalle sue origini, si è configurata come una lotta per l’emancipazione dalla morale repressiva della tradizione religiosa, accusata di essere sessuofobica e respinta quindi, in nome di una libertà assoluta di espressione e di realizzazione dell’energia vitale.

La lotta per l’autenticità dell’individuo ha identificato il suo nemico nella famiglia monogamica della tradizione, colta come istituzione repressiva per eccellenza. Lo scardinamento delle sue strutture portanti (indissolubilità del lega- me coniugale, autorità paterna, procreazione come fine della sessualità, differenza sessuale uomo/donna come normalità), non ha però sciolto l’enigma, ma ne ha reso impervia ogni sua decifrazione.

Giustamente Augusto Del Noce affermò che la sfida della rivoluzione sessuale è assoluta e si configura come “la più grande crisi metafisico-etico-religiosa che l’occidente abbia affrontato nella sua storia”. Da un lato essa si impone con la forza dello “scientismo”, che rifiuta di riconoscere l’esistenza di qualsiasi ordine di fini, basati sulla natura, che possano orientare la libertà umana e quindi fondare l’etica in modo oggettivo. Dall’altro implica come valide solo le “spiegazioni dal basso” del comportamento sessuale, riconducendo i valori che la tradizione presentava come assoluti alle loro cause psicologiche o sociali. La negazione del sacro e dei nessi simbolici, prima che morali, nell’esperienza sessuale finisce con l’estenuarne il fascino in una scarica di energia pulsionale ed emotiva priva di senso: ne perde la meraviglia, la priva di destino, senza peraltro risolverne l’enigmaticità, che si trasforma in tragedia. Il soggetto emotivo, abbandonato all’erranza dei suoi impulsi e delle sue sensazioni, chiuso in sé stesso, non trova nella sessualità il luogo dell’incontro con l’altro e quindi della via alla propria identità.

L’indagine di Frigerio, per uscire dall’impasse, esplora con diligenza i variegati registri di comprensione dell’esperienza sessuale, concentrandosi in maniera privilegiata sul nodo della differenza, che giustamente è indicato come la questione cruciale. Come scrisse la psicanalista francese Luce Irigaray: “Ogni epoca ha una cosa da pensare. Una sola. La differenza sessuale è probabilmente quella del nostro tempo”. Si tratta, in primo luogo, di convocare gli autori, le ricerche e le scuole di pensiero più serie ed influenti, nell’ambito della biologia, delle neuroscienze, della psico- logia del profondo, della fenomenologia, dell’ermeneutica filosofica. Chi vuole introdursi alla discussione, troverà qui tracciata una mappa esemplare del territorio, dove l’interdisciplinarietà è praticata secondo l’accortezza critica e il necessario rigore epistemologico.

In un secondo momento viene dato spazio all’apertura teologica della sessualità, che parte dalla memoria della sapienza antica, per ricevere poi la luce unica della Rivelazione biblica, nei testi fondamentali della teologia del corpo e del mistero nuziale. La riflessione teologica di un autore come Hans Urs von Balthasar, pur solo sinteticamente evocata, offre la possibilità di un’interpretazione antropologica di grande caratura, che certamente non toglie il dramma della sessualità, anticipandone e assicurandone l’esito, ma ne risolve l’enigmaticità in un orizzonte trinitario e interpersonale di senso.

Il terzo momento del percorso, delineato in questo volume, si china finalmente su alcune questioni specifiche quali la condizione transessuale e il transgenderismo, e l’omosessualità. Viene coerentemente riconosciuto il carattere drammatico dell’esperienza sessuale, che si realizza nell’agire: essa è certamente data nel fattore biologico, psicologicamente e culturalmente elaborata nella dimensione interiore e sociale, ma alla fine è anche moralmente scelta in una presa di posizione libera, fatta di atti, di atteggiamenti, di comportamenti.
La rassegna critica delle diverse posizioni permette il superamento sia del paradigma biologistico (born the way theory), sia di quello culturalista (gender theory), rispettando non solo la complessità della sessualità umana, ma anche il suo irriducibile carattere personalistico e libero.

L’approccio olistico all’esperienza sessuale consente di superare due impostazioni riduttive molto frequenti nelle problematiche in oggetto, soprattutto nell’ambito della riflessione cattolica: sia quella moralistica, che prescinde dall’ascolto del vissuto, imponendo una norma dedotta da principi a priori; sia quella soggettivistica di una fenomenologia della coscienza che dimentica la pregnanza del corpo nella sua funzionalità organica, irriducibile e inevitabile.

La presa in conto dell’insuperabilità della differenza sessuale permette di cogliere come dimensioni costitutive della sessualità la mutua inabitazione e l’apertura generativa della coppia. La differenza, in altre parole, è colta come irriducibile condizione di quella comunione generativa, che la sessualità promette. Così l’enigma non si trasforma in un rebus senza chiave interpretativa, ma diventa mistero, e quindi anche la ricerca del senso non è vana erranza, ma cammino verso l’altro, che è sempre segno di quell’Altro, che nel richiamo del sesso chiama al compimento del proprio destino, nel dono di sé, che è amore.

Nelle dense pagine di questo volume, il lettore troverà non una sintesi già fatta, ma piuttosto la mappa di un territorio da esplorare e le piste di un itinerario promettente di ricerca da proseguire, per decifrare l’enigma e permettere di rendere la sessualità una via al compimento di sé nell’amore.

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