Mai pessimisti, siamo cristiani
Viaggio nella periferia della fede europea, l’Olanda, dove chiudono due chiese a settimana. La rinascita sarà possibile grazie ai giovani, “veri credenti”. Parla l’arcivescovo di Utrecht, il cardinale Wim Eijk
“Una volta ho parlato in un’omelia del diavolo, e una signora si è lamentata perché non le sembrava opportuno. Secondo lei era un tema da evitare, non bisogna spaventare la gente” (Wim Eijk, arcivescovo di Utrecht). Le navate delle antiche chiese trasformate in piste per appassionati di skateboard o per ballerini da weekend, vecchie cappelle convertite in eleganti camere di bed&breakfast, le sacrestie adattate a sale da tè. Quando si parla di secolarizzazione, di crisi del cristianesimo, di fede che si spegne, l’esempio è sempre quello da decenni. L’Olanda. Le sue cattedrali cattoliche ormai ridotte a museo, i suoi banchi non più occupati se non da incrollabili settanta-ottantenni. I giovani che si dichiarano atei e che sorridono quando un intervistatore domanda loro se credono in Dio, quasi fosse un quesito fuori dal tempo, degno di qualche clan di bigotti che hanno scelto la messa domenicale anziché l’iscrizione al circolo di bridge. I numeri non hanno bisogno di troppe interpretazioni: dal 1965 al 1975 c’è stato un dimezzamento dei fedeli che andavano a messa la domenica. Il trend ha subìto un rallentamento dal ’75 in poi, ma senza invertire la tendenza. Si chiudono ogni settimana due chiese, cattoliche e protestanti. I cattolici che vanno in chiesa la domenica erano 385 mila nel 2003 e 186 mila nel 2015. Un calo del 52 per cento. In poco più di un decennio sono state chiuse 269 chiese (su un totale di 1.782). Meno del 50 per cento dei cattolici fa battezzare i figli.
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- Matteo Matzuzzi
Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.