Cattobuddisti
Un tempio al posto della chiesa in Olanda, e i fedeli scoprono quant’è spirituale Budda. Problema
Roma. Uno dei compiti del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che secondo le bozze della riforma curiale finirà per essere inglobato nel nuovo grande dicastero per l'Evangelizzazione, guidato da gennaio dal cardinale Luis Antonio Tagle, era quello di indagare le ragioni che avevano portato la fede in Europa ad affievolirsi. Un caso di scuola, per capire cosa è accaduto nel corso dei decenni, è rappresentato dal piccolo villaggio di Afferden, in Olanda. Le premesse sono le solite: costi di manutenzione per gli edifici sacri alti, fedeli pochi, preti ancora meno. Risultato: chiesa parrocchiale messa in vendita al miglior offerente e accentramento per quanto possibile delle attività – liturgie comprese – in un unico centro. Afferden, per ammissione dell’ex parroco, era una comunità “piccola ma dinamica”, che partecipava ai riti e alle occasioni connesse. Finché s’è potuto.
Decisa la chiusura della chiesa, bisognava capire a chi venderla. La Conferenza episcopale olandese ha regole rigide: tra i possibili acquirenti non sono ammessi gruppi riconducibili ad altri credo religiosi. Per l’edificio di Afferden non risultavano però offerte concrete ed economicamente sostenibili, se non quella presentata dal movimento Dhammikaya, monaci buddisti thailandesi che cercavano un luogo adatto ad Amsterdam o comunque in un’altra località consona del paese. Era l’offerta migliore, tant’è che il consiglio parrocchiale – dato parere favorevole – cercò di convincere la diocesi locale di ‘s-Hertogenbosch, prima scontrandosi con un diniego netto fattosi poi sempre più debole fino al via libera finale. Dopotutto, ha detto il vicepresidente dell’organismo parrocchiale al sito americano Crux, “rimane comunque un edificio spirituale ed è meglio averci dentro buddisti che appartamenti”. E se gli offerenti fossero stati musulmani? “No, i buddisti sono diversi”. Il venerabile monaco Sander Oudenampsen è contento, mostra l’adeguamento della chiesa alla nuova funzione, spiega che la statua dorata del Budda sarà sostituita da un’altra ancora più grande in arrivo dalla Thailandia.
Al di là della mera compravendita di un immobile, ancorché di immobile a uso sacro, è più interessante quel che è accaduto nel villaggio, tra i suoi abitanti noti per essere cattolici “dinamici” ma che ben presto si sono scoperti più “aperti” a seguire nuove tendenze e a interpretare in modo più naïf il loro status di convinti fedeli cattolici. Quando si chiusero le porte della chiesa, il parroco invitò i fedeli a spostarsi di qualche chilometro per la messa ma “solo due l’hanno fatto”, ha ammesso il sacerdote. Il resto ha preferito non entrare più in chiesa, scegliendo semmai di partecipare alle “serate meditative” organizzate nel nuovo tempio buddista. Dopotutto, ha detto il venerabile monaco, c’è un legame tra cristianesimo e buddismo, “sono entrambi incentrati sulla preghiera e la meditazione. E questo è anche quello che sento dalle persone che partecipano alle serate di meditazione”. E di gente che partecipa ce n’è parecchia, anche “molte persone che prima andavano in chiesa”. Gli anziani vanno dal monaco con “domande sulla vita” e lui, rispondendo, li porta a conoscere il buddismo perché c’è voglia di discutere “sul significato più profondo delle cose”.
Il sacrestano della vecchia chiesa trasformata in tempio non ci vede nulla di male, dopotutto – dice – sempre di spiritualità si tratta: cambia solo il contesto, ci sono i monaci al posto dei preti, e comunque “è probabile che le tradizioni cattoliche non scompariranno da Afferden in tempi brevi. Anche se la chiesa è chiusa, troviamo il modo di praticare la nostra fede. Le tradizioni continueranno a esistere, ma a modo nostro”. Un problema non da poco.