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Perché abbiamo paura? La demografia con fiducia nel segno di Ambrogio

Mario Delpini, Arcivescovo di Milano

Un'anticipazione del discorso alla città dell’Arcivescovo di Milano

Il futuro sono i bambini. Una crisi demografica interminabile sembra desertificare il nostro Paese e ne sta cambiando la fisionomia. Le proiezioni sul domani sono allarmanti, a quanto si legge, sia per il mondo del lavoro, sia per la sostenibilità dell’assistenza a malati e anziani, sia per il funzionamento complessivo della società. Le prospettive sono problematiche, ma ancora più inquietanti sono le radici culturali: perché nei Paesi dove sono possibili le migliori condizioni di vita nascono pochi bambini? Perché in Europa è diffusa una mentalità così ripiegata su di sé, da spaventarsi della vita e da rassegnarsi al declino? La nostra società ha forse deciso di morire?

 

Siamo autorizzati a pensare e a ripensare criticamente le nostre scelte. Io personalmente ho scelto di non avere figli. Ho sperimentato piuttosto la fecondità di una vita dedicata ai figli degli altri. Non ho figli, ma ho raccolto confidenze ed esperienze di molte famiglie e riesco a intuire la bellezza e la fatica di avere figli.

 

Desidero esprimere il mio incoraggiamento e la mia benedizione per tutti coloro che sperimentano la gioia di essere mamma e papà e di accogliere con tutte le attenzioni e le premure possibili i loro figli, e per tutte le coppie affidatarie e adottive che danno speranza a bambini che sono nati da altri, ma che sono accolti, amati, educati come propri: benvenuto, futuro!

 

Desidero esprimere la mia vicinanza a tutti coloro che vorrebbero avere figli, ma il loro desiderio di maternità e di paternità rimane incompiuto per problemi insuperabili.

 

Desidero far giungere la mia parola di benedizione e di gratitudine a tutti coloro che in molti modi si curano dei bambini, ai nonni e alle nonne che ringiovaniscono con i loro nipotini. Un grazie particolare a coloro che offrono assistenza alle madri in difficoltà all’interno dei consultori familiari, dei centri di aiuto alla vita, delle strutture pubbliche e convenzionate. Benvenuto, futuro!

 

Le difficoltà della gravidanza, la complessità delle situazioni, l’impulsività delle decisioni inducono talora le donne a interrompere volontariamente la gravidanza. Nel dramma dell’aborto nessuno può farsi giudice dell’altro. Deve essere impegno di tutta la società aver cura che nessuna donna sia sola quando è in difficoltà, deve essere impegno delle comunità cristiane e di tutta la società che siano offerte alle donne, che vivono gravidanze difficili in situazioni difficili, tutte le premure possibili per trovare alternative all’aborto, una ferita che può sanguinare tutta la vita.

 

Mi permetto infine di invitare i responsabili della pubblica amministrazione e i legislatori ad affrontare la questione della denatalità: in altri Paesi il tema è stato affrontato e si sono create condizioni più favorevoli, a quanto pare efficaci, per favorire le coppie che desiderano avere figli e dare loro condizioni serene di vita.

 

Anche il nostro Paese può percorrere sentieri culturali lungimiranti e fiduciosi e trovare gli strumenti adatti per promuovere una svolta e augurarsi proprio in questo senso: benvenuto, futuro!

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