La cinica realpolitik vaticana

Matteo Matzuzzi

I vescovi venezuelani definiscono Maduro “illegittimo”. Ma il Vaticano partecipa alla festa d’insediamento

Roma. “La pretesa di iniziare un nuovo mandato presidenziale il 10 gennaio [da parte di Nicolás Maduro, ndr] è illegittima fin dalla sua origine e apre la porta al disconoscimento dello stesso governo, perché manca il fondamento democratico a livello di giustizia e di diritto”, scrivevano lo scorso 9 gennaio i vescovi venezuelani riuniti in assemblea plenaria. Il giorno dopo, mentre gran parte degli ambasciatori europei disertava l’ennesima cerimonia d’insediamento del delfino di Hugo Chávez, ben visibile era la figura di mons. George Koovakod, incaricato d’affari della Santa Sede.

 

 

A Maduro non è sembrato vero, era quasi commosso: isolato dai vicini latinoamericani e con il popolo allo stremo, sempre più arroccato nel suo fortino come solo i despoti sanno fare, ha subito ringraziato il monsignore per la sua presenza “coraggiosa”. Altra medaglia da appuntarsi al petto, davanti ai preti malmenati o minacciati di morte – “Muerte a los curas”, si è scritto sulla fiancata di qualche chiesa venezuelana – con vescovi costretti a scendere dall’altare per lasciare spazio alle arringhe dei collettivi del regime e protetti solo dagli eroici fedeli, che magari al pane rinunciano ma non alla messa, anche se – come diceva mons. Manuel Felipe Diaz Sánchez, vescovo di Calabozo, “non abbiamo più le bibbie”.

 

La Santa Sede ha voluto partecipare al laico rito, perché – è vero – non ha mai rotto i rapporti con alcuno stato. Si lascia sempre una porta aperta, e aver mandato un funzionario di basso livello è un modo per indicare il proprio “dispiacere” per quanto sta accadendo nel paese, ha detto una fonte alla Nación, quotidiano di Buenos Aires molto ben informato su tutto ciò che ruota attorno al Papa. Il che è comprensibile: dialogare il più possibile, sempre, per cercare di migliorare la situazione. E’ nella natura stessa della chiesa. Lo si è visto con la Cina, ancora prima col Vietnam. Questo caso, però, è diverso: la realpolitik vaticana – da qualche mese il Sostituto è mons. Edgar Peña Parra, venezuelano – ha di fatto sconfessato i vescovi locali che solo ventiquattro ore prima avevano definito “illegittimo” Maduro. Che sia un tentativo estremo di facilitare una mediazione, portando le parti, di nuovo, al tavolo del negoziato? Una dimostrazione di buona volontà vaticana nel cercare un canale efficace di “trattativa” con il regime? E’ possibile, anche se il risultato più immediato e visibile della vicenda consiste nell’ulteriore indebolimento della Conferenza episcopale, che ogni giorno ha a che fare con il custode dell’ideologia chavista.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.