Mons. Edoardo Viganò (foto LaPresse)

Dopo la censura della lettera di Benedetto XVI si dimette mons. Viganò

Redazione

Il prefetto della Segreteria per le comunicazioni del Vaticano ha chiesto al Papa di poter fare "un passo indietro" per "le molte polemiche dei giorni scorsi" 

Il prefetto della Segreteria per le comunicazioni del Vaticano mons. Dario Edoardo Viganò si è dimesso. Una decisione che arriva dopo il caso della lettera scritta da Benedetto XVI per Papa Francesco, di cui in un primo momento la Segreteria per le comunicazioni aveva diffuso solo una parte per poi essere costretta, travolta dalle polemiche, a rendere noto l'intero testo. "In questi ultimi giorni – ha scritto Viganò al Papa in una lettera datata 19 marzo – si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di li delle intenzioni, destabilizza il complesso e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale, compiere il tratto finale". Due giorni dopo aver ricevuto la richiesta Papa Francesco ha risposto a Viganò, accogliendo "non senza qualche fatica" le dimissioni e chiedendogli di proseguire come Assessore per il Dicastero della comunicazione. 

  

     

  

Martedì scorso è stato proprio Viganò a leggere la lettera in questione durante la presentazione alla stampa della collana “La teologia di Papa Francesco”, censurando però due paragrafi, poi rivelati, anche in seguito ad uno scoop del Foglio. Interrogato sui motivi della decisione Viganò aveva spiegato che “della lettera, riservata, è stato letto quanto ritenuto opportuno e relativo alla sola iniziativa, e in particolare quanto il Papa emerito afferma circa la formazione filosofica e teologica dell’attuale Pontefice e l’interiore unione tra i due pontificati, tralasciando alcune annotazioni relative a contributori della collana. La scelta è stata motivata dalla riservatezza e non da alcun intento di censura”. Una spiegazione che non è servita né a placare le polemiche, né a permettergli di rimanere al suo posto.