Joaquim Navarro Valls. Foto Michele Ricci

Le differenze tra Navarro Valls e il marasma mediatico di oggi

Maurizio Crippa

Quando la comunicazione del Papa esisteva, e soprattutto ci credevano

Mancare di rispetto in zona santi, e pure in zona fedeli defunti, e trattandosi di un magnifico e ammirabile numerario dell’Opus Dei, non si vorrebbe proprio e non si farà. Ma al momento di salutare alla conclusione della sua buona battaglia Joaquín Navarro Valls, medico psichiatra e poi giornalista, “fisico asciutto, elegantissimo, poliglotta”, come lo hanno descritto manco fosse una star del cinema, la trappola del santino è lì a un passo. Non ne ha bisogno lui, non dice niente di nuovo a noi. E’ forse più interessante osservare i contorni della sagoma, lo sfondo dietro a San Pietro. E domandarsi che cosa fosse, allora, dal 1984 al 2006 – gli anni fulgidi del giovanpaolinismo trionfante e poi del lunghissimo, corrusco tramonto di un’epoca – la forza di comunicazione del Papato cattolico. Incarnata e plasmata dall’uomo che fu l’interfaccia mediatica del Papa più mediatico (o l’unico mediatico?) che la storia ricordi. Bisogna partire da qualche notazione laterale, e dalla fine.

   

Quando negli ultimi giorni Joaquim Navarro Valls compariva in sala stampa, impassibile come un torero seduto al tavolo di poker, e leggeva comunicati in cui asseriva che il Santo Padre, nelle ore precedenti, già d’agonia, “aveva in mente probabilmente i giovani”. E chi si fosse riusciti a leggere sulle sue labbra la sequenza di parole: “Vi ho cercato adesso siete venuti da me e per questo vi ringrazio”. L’universo mondo della comunicazione, semplicemente credeva. O quando sull’aereo papale da Città del Guatemala a Caracas, 1996, spiegò da par suo ai giornalisti i dettagli dell’incontro di Karol Wojtyla con il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchú, non proprio un’anticomunista. Citò anche ai contenuti del colloquio: peccato che non fosse mai avvenuto. Qualche imbarazzo, ma poi niente di che. Qualche gaffe, ovviamente, ma chi non ne ha fatte in vent’anni di carriera, e con un figlio del tuono come quel principale. Ma il punto è un altro. Quella chiesa, quella Santa Sede, quel Vaticano, quel portavoce del Papa non solo sapevano comunicare, col mondo. Sapevano rendersi credibili – il che non vuol dire non essere avversati – agli occhi dei media internazionali e della loro narrazione. E, in un certo senso e almeno in parte, sapevano dettare l’agenda. Parlava Navarro Valls, era sicuro che fosse il Papa, e molte volte era lui a fare lo spin al Papa, facendo pure incazzare la Segreteria di stato. Ma quello faceva testo, passava quel messaggio. A padre Federico Lombardi buon’anima, magnifico porta-silenzio di Benedetto XVI, non perdonarono nulla e niente di quello che si perdonò a Navarro Valls. Segni dei tempi. Per non dire dello stato confusionale in cui versa la comunicazione attuale nel regno di Papa Francesco. Con un Papa che scrive o telefona direttamente a Scalfari, con talpe e corvi per ogni dove. E soprattutto con quella vaga, ma percepibile e micidiale sensazione che qualsiasi cosa dica, la sala stampa del Papa, nessuno l’ascolta, o ci crede più.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"