La cattedrale di Lovanio, in Belgio (foto LaPresse)

Da Lovanio all'America, hanno ancora senso le università cattoliche?

Matteo Matzuzzi

Libera circolazione di idee vs. princìpi cristiani

Roma. Visto quel che è successo all’Università cattolica di Lovanio il mese scorso, occorrerebbe interrogarsi finalmente su cosa sia (e cosa debba offrire) un’università che nel nome porta la definizione di cattolica. Lo scrive, in un lungo articolo sul Catholic World Report, Eduardo Echeverria, professore di Filosofia e Teologia sistematica al Seminario maggiore di Detroit che ben conosce la realtà europea per averci studiato (Amsterdam e all’Angelicum di Roma). La questione si pone dopo il licenziamento stabilito dalle autorità della gloriosa Université Catholique de Louvain – la stessa sul cui sito ufficiale, qualche anno fa, comparve un appello per trovare volontari che donasse il proprio sperma per tentare una fecondazione eterologa – del professor Stéphane Mercier, reo d’aver sostenuto durante una lezione del suo corso di Filosofia che “l’aborto è l’omicidio di una persona innocente privo di difesa”. L’inchiesta è partita immediatamente, con interrogatori e scrupoloso studio della lezione del suddetto docente. Risultato: corsi sospesi e professore licenziato. Dalla Conferenza episcopale belga nessun sostegno a Mercier, anzi: “I vescovi hanno fiducia nei procedimenti interni condotti dall’università” e “auspicano che la discussione appena iniziata contribuisca a un dibattito sereno sull’aborto nella società”, si può leggere in una nota ufficiale emessa a fine marzo.

 

Niente di nuovo, se si pensa che l’identità cattolica delle università da tempo risulta sbiadita. I casi non mancano: si va dalla Georgetown di Washington, dove da tre anni sono attivi i corsi preparati dalla National Women’s Law Center celebre per le battaglie contro chi “minaccia il diritto della donna di decidere se abortire o meno”, alla caccia data ad Anthony Esolen, il grande dantista americano messo sotto inchiesta in un college cattolico di Providence per aver cercato di difendere la peculiarità religiosa dell’istituto (“omofobo e razzista” sono stati i capi d’imputazione più soft). Fino alla decisione della Loyola Marymount di Los Angeles di contemplare l’aborto tra le prestazioni coperte dall’assicurazione medica. “L’obiettivo di un’università cattolica è quello di assicurare una presenza cristiana nel mondo universitario di fronte ai grandi problemi della società e della cultura”, ha scritto Echeverria.

 

Proprio per questo, è necessario che tali istituzioni abbiano dei particolari requisti, “caratteristiche essenziali” quali: “Un’ispirazione cristiana non solo degli individui, ma della comunità universitaria in quanto tale; una continua riflessione alla luce della fede cattolica sul tesoro della conoscenza umana, cui cerca di contribuire con la propria ricerca; un impegno istituzionale al servizio del popolo di Dio e della famiglia umana nel loro pellegrinaggio verso l’obiettivo trascendente che dà significato alla vita” e, infine – ma forse è il punto prioritario – “fedeltà al messaggio cristiano nel modo in cui questo viene trasmesso a noi dalla chiesa”. Nel caso di Mercier, i vertici di Lovanio hanno stabilito che “il diritto all’aborto è sancito nel diritto belga e il testo [della lezione] che è stato portato all’attenzione è in contrasto con i valori sostenuti dall’università. E’ inaccettabile trasmettere i punti di vista che contraddicono questi valori nell’ambito di un corso di insegnamento”. Una posizione “a dir poco sconcertante”, nota Echeverria: “Un’università cattolica che insiste affinché un argomento filosofico che difenda l’inviolabile dignità della vita umana non ancora nata è incoerente con i suoi valori? Che valori sono, questi?”. E l’esempio belga è valido anche per i campus americani dove, tra un simbolo della Compagnia di Gesù e una statua della Madonna, si vedono attaccati ai muri adesivi pro choice in nome – ed è questo il problema fondamentale – di una presunta “libertà d’insegnamento e di pensiero”. Questo sistema “dà l’opportunità di scambiarsi apertamente idee”, diceva un docente della Loyola Marymount, incredulo per le polemiche suscitate dalla decisione di assicurare le pratiche abortive.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.