Il Consiglio di Stato dice sì alle benedizioni religiose a scuola

Redazione

Ribaltata la sentenza del Tar che aveva accolto il ricorso di un gruppo di genitori e docenti arrabbiati dopo che un istituto di Bologna aveva autorizzato il parroco a benedire le classi e la comunità scolastica

Far benedire le classi di una scuola, fuori dall'orario delle lezioni, è legittimo e in nessun modo incide "sullo svolgimento della didattica e della vita scolastica in generale". A stabilirlo è il Consiglio di Stato che ha così accolto il ricorso del ministero dell'Istruzione e chiuso una polemica iniziata due anni fa quando il consiglio dell'istituto comprensivo 20 di Bologna, aveva autorizzato alcuni parroci della zona a benedire, in occasione della Pasqua, aule, studenti, docenti e personale non docente.

 

Era il marzo 2015 e il rito si era svolto tra mille polemiche. Un gruppo di genitori e insegnanti aveva addirittura deciso di presentare un ricorso al Tar. E la vicenda era stata raccontata anche dal New York Times. Proprio i giudici del tribunale amministrativo avevano annullato la delibera spiegando che la scuola non poteva essere coinvolta in un rito legato alla sfera individuale di ciascuno. Ma ora il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza. 

 

Secondo la sesta sezione presieduta da Sergio Santoro, infatti, le benedizioni incidono sulla vita scolastica "non diversamente dalle diverse attività 'parascolastiche' che, oltretutto, possono essere programmate o autorizzate dagli organi di autonomia delle singole scuole anche senza una formale delibera". Il rito, spiegano, "ha senso in quanto celebrato in un luogo determinato, mentre non avrebbe senso (o, comunque, il medesimo senso) se celebrato altrove; e ciò spiega il motivo per cui possa chiedersi che esso si svolga nelle scuole, alla presenza di chi vi acconsente e fuori dall'orario scolastico, senza che ciò possa minimamente ledere, neppure indirettamente, il pensiero o il sentimento, religioso o no, di chiunque altro che, pur appartenente alla medesima comunità, non condivida quel medesimo pensiero e che dunque, non partecipando all'evento, non possa in alcun senso sentirsi leso da esso".

Inoltre "non può logicamente attribuirsi al rito delle benedizioni pasquali un trattamento deteriore rispetto ad altre diverse attività 'parascolastiche' non aventi alcun nesso con la religione". "Per un elementare principio di non discriminazione - concludono -, non può attribuirsi alla natura religiosa di un'attività, una valenza negativa tale da renderla vietata o intollerabile unicamente perché espressione di una fede religiosa, mentre, se non avesse tale carattere, sarebbe ritenuta ammissibile e legittima". 

 

Per l'avvocato Milli Virgilio, che rappresenta i ricorrenti, si tratta di "una sentenza capziosa che riscrive a suo modo il diritto scolastico e soprattutto il diritto canonico. Dunque qualunque rito religioso può essere celebrato?". Ma la guerra non è finita. Anzi, nonostante la sentenza del Consiglio di Stato, i ricorrenti sono già pronti a rivolgersi alla Corte europea sui diritti dell'uomo.

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