Una manifestazione di Pegida contro la presenza islamica in Germania

Quel tabù nazista che impedisce alla Germania di discutere di islam

Matteo Matzuzzi
Il cardinale Woelki: "Minareti come campanili, nessun popolo può essere più perseguitato qui". L'intelletuale Kissler: "Siamo un Paese nevrotico"

Roma. “Chiunque denigra i musulmani dovrebbe sapere che i luoghi di preghiera e le moschee sono salvaguardati dalla nostra Costituzione, proprio come lo sono le chiese e le cappelle. Chi dice sì ai campanili deve dire sì anche ai minareti”. Il cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia, che nel gennaio del 2015 aveva spento tutte le luci della cattedrale mentre sfilava per le vie cittadine un corteo della formazione xenofoba Pegida, ha scelto la cattolica Dom Radio per rispondere alle ultime uscite della leadership di Alternative für Deutschland, il partito di estrema destra che nel suo programma ritiene l’islam incompatibile con i valori costituzionali tedeschi e in virtù di tale presupposto chiede di mettere al bando minareti e veli integrali. Le critiche sono state immediate, la radio è stata presa di mira da decine di ascoltatori, al punto che è dovuto intervenire il direttore, Ingo Brueggenjuergen, a prendere le difese del cardinale, invitando “questi auoproclamatisi salvatori dell’occidente cristiano a guardarsi allo specchio”, visto che la posizione di Woelki non è distante – ha aggiunto Brueggenjuergen – da quella di Francesco, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II.

 

“Naturalmente la si può pensare così, anche se non è saggio per un vescovo esprimersi in modo così categorico”, dice al Foglio Alexander Kissler, intellettuale tedesco, saggista, e capo redattore del principale periodico politico-culturale di Germania, Cicero. “Woelki sembra guardare la religione da un punto di vista esterno. Da un punto di vista strettamente laico, ogni religione e ogni edificio di culto sono la stessa cosa. Ma un cardinale dovrebbe preferire la propria religione, dovrebbe differenziare, rafforzando in primo luogo l’appartenenza cattolica. Sfortunatamente, molti uomini di chiesa in Germania si comportano come i politici. Parlano del cancelliere, della costituzione, del contesto sociale. Raramente della Bibbia. I buoni cristiani – prosegue Kissler – devono accettare le altre religioni e gli altri popoli fintanto che non sono da questi ultimi danneggiati. Ma un minareto non è parte determinante di una moschea e un cardinale cattolico non dovrebbe avere a cuore il modo in cui i musulmani costruiscono le loro moschee”.

 

Woelki (nella foto a destra) era andato oltre, sostenendo che “piuttosto che domandarsi se la religione musulmana sia compatibile con noi, bisognerebbe domandarsi se si possa prendere sul serio l’Afd”. Il porporato ha invitato a non dare alcuno spazio a posizioni capaci di mettere a rischio la libertà di religione nel paese, considerato il passato che ha “marginalizzato e perseguitato popoli per la loro razza, etnia o religione”. Una situazione che – ha ribadito, come aveva già fatto invocando calma dopo gli stupri in città durante la notte di Capodanno – “non deve mai più verificarsi”.

 

Chiaro il riferimento alla stagione nazista, un tabù ben radicato nella società tedesca, come conferma Kissler (nella foto a sinistra): “La Germania è ancora una nazione nevrotica. Sappiamo il male che i tedeschi hanno compiuto durante la Seconda guerra mondiale, ricordiamo la gigantesca vergogna che Hitler ha imposto a tutti noi. E, naturalmente, è molto importante non dimenticarlo mai, incoraggiando al contempo la democrazia e la libertà”. D’altra parte, però, spiega, “questa lezione storica concreta ha assunto i contorni d’una retorica universale che pone fine a tutti i dibattiti. Può essere una specie di jolly utile a demonizzare le opinioni altrui. Anche se non ci fossero minareti, nessun musulmano sarebbe stato perseguitato dallo stato a causa della sua fede, nessuno. Il cardinale interpreta bene questa costernazione, ma dovrebbe cambiare la melodia. Che cosa dice il Vangelo? E il catechismo? L’autore francese Pascal Bruckner ha detto che la Germania ha voluto correggere il cattivo ricordo che si ha di essa rispetto alla Seconda guerra mondiale, agendo in modo esemplare. Questo è vero, credo. Egli ha anche criticato il ‘narcisismo simpatetico’ di Angela Merkel”.

 

Il problema, però, è che Berlino sta sottovalutando l’impatto dei flussi migratori, come mai era accaduto prima: “Non sappiamo ciò che accadrà quest’anno o nei prossimi anni. Ma sappiamo che questo tipo di immigrazione incontrollata è un gioco pericoloso. La Germania ha già perso il suo equilibrio interno – dice Kissler – e molte persone sono preoccupate anche se, come diversi uomini politici continuano a dire, non c’è nulla da temere, nonostante i costi e i rischi siano enormi. Forse il partito di Merkel, la Cdu, perderà la sua forza. Forse, chi lo sa, scomparirà. Abbiamo un nuovo partito a destra, l’Afd, abbiamo una Spd al collasso. Non posso vedere nel futuro: mi sforzo di essere ottimista, ma ciò diventa più difficile ogni giorno che passa. La vecchia Germania è finita e di quel che sta arrivando intravediamo solo schemi vaghi”.
 

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.